In questi giorni migliaia di famiglie italiane i cui ragazzi frequentano la terza media sono alle prese con la scelta della scuola superiore (c’è tempo fino al 31 gennaio). A tale proposito, pur riconoscendo l’importanza degli istituti tecnici e professionali (che possono essere consigliati in presenza di specifiche attitudini nei ragazzi), vorrei tessere qui un elogio del nostro caro, vecchio e spesso – a torto – vituperato liceo (in tutti i suoi indirizzi: classico, scientifico, linguistico ecc).
Non tanto per ragioni corporative (il sottoscritto insegna in un liceo) quanto perché, anno dopo anno, e nonostante il mutare della società, continuo a riscontrare in questo tipo di scuola tanti pregi e tante ragioni di opportunità. Mi sembra che la prima qualità del percorso liceale sia il suo essere contro corrente. Il mondo in cui viviamo va sempre più verso un’attitudine allo specialismo. Una figura come quella di Leonardo da Vinci, che lo scorso anno abbiamo tanto celebrato in occasione dei 500 anni dalla morte, in realtà è quanto di meno attuale si possa immaginare.
Il suo eclettismo, la sua capacità di unire quelle che nel Novecento si sarebbero chiamate 'le due culture' (tecnico-scientifica e artistico- umanistica), la tendenza a spaziare nei più svariati campi del sapere e del fare, sembrano atteggiamenti molto lontani da quella parcellizzazione delle conoscenze e da quella concentrazione dei saperi negli specialismi che connota in modi sempre più rigidi il mondo di oggi. Pensiamo, per esempio, a un campo come quello della scienza medica, dove il discorso etico dovrebbe essere importante, anzi centrale (il rapporto medico-paziente in primis come relazione tra due esseri umani, uno dei quali spesso fragile e sofferente), eppure purtroppo molte volte finisce con il passare in secondo piano rispetto ad altre componenti, come quella tecnico- operativa.
Ebbene, il nostro liceo continua ad avere la capacità di aprire gli studenti a una pluralità di saperi e di punti di vista, per cui il ragazzo non diventa subito specialista di una disciplina specifica, ma viene posto di fronte a una panoramica piuttosto ampia. Al liceo vengono parimenti valorizzate l’intelligenza logico-formale (in discipline come Matematica o Informatica) e la sensibilità linguistica ed estetica (in Italiano o in Storia dell’arte). Per paradosso, si potrebbe persino dire che il giovane che esce dal liceo ha uno sguardo più vasto, più curioso, più aperto di quello che esce dall’università, per quanto quest’ultimo sia certamente forte degli approfondimenti disciplinari legati al particolare curriculum accademico prescelto e, se ha studiato con intelligenza, abbia mantenuto quella forma mentisbasata sull’apertura al resto dello scibile umano.
Quando uno studente liceale mi chiede perché debba occuparsi di Letteratura quando magari ha già deciso che all’università si iscriverà a Ingegneria, o – viceversa – perché debba rompersi il capo sui problemi di fisica quando, una volta conseguita la maturità, intende poi laurearsi in Lettere, cerco di fargli capire quale grande ricchezza sia offerta da tale approccio multidisciplinare e interdisciplinare, sebbene quest’ultima dimensione (l’interdisciplinarità) a scuola non sia sempre adeguatamente coltivata attraverso opportuni legami tra le programmazioni dei diversi docenti (ciascuno dei quali troppe volte va ancora per conto suo). Nel 1979 usciva negli Stati Uniti un saggio del sociologo Neil Postman, destinato a diventare celebre: ' Teaching as a Conserving Activity'. Potremmo tradurre il titolo, letteralmente, con 'L’insegnamento come attività di conservazione', anche se l’edizione italiana (ripubblicata recentemente da Armando Editore) porta un titolo diverso: 'Ecologia dei media.
La scuola come contropotere'. Mi sembra molto bella l’idea che la scuola possa avere nella società un ruolo di «resistenza» e di «contropotere », per esempio rispetto all’invadenza tecnologica e all’onnipresenza delle macchine (in senso lato: dalle automobili, che inquinano l’aria, ai computer e ai telefoni cellulari, che talora finiscono per inquinare i nostri pensieri...), attraverso una 'conservazione', cioè una preservazione, un mantenimento, una valorizzazione delle ragioni umane, contro il rischio di una crescente disumanizzazione della nostra società. E sono convinto che il liceo continui ad assolvere in maniera importante questa funzione per le nuove generazioni.