WikiChiesa T ra le notizie religiose che classifico sotto l’etichetta 'Chiesa che serve' (ovvero che raccontano la sollecitudine delle comunità cristiane per le questioni di natura sociale), ve ne sono state in questi giorni due, intrecciate con la Festa del lavoro, che hanno avuto per protagonista l’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi. La prima, che qui su Avvenire si è meritata un picco di popolarità ( http://tinyurl.com/jv99ocl ), ha raccontato che prosegue la destinazione sociale dei notevoli utili della Faac, l’azienda ereditata a suo tempo dall’arcidiocesi petroniana. La seconda, vista sul sito di Famiglia cristiana (http://tinyurl.com/j3tffok ), ha dato risalto alla presenza e alle parole dell’arcivescovo sul palco della consueta manifestazione del Primo maggio organizzata in piazza Maggiore dai sindacati. Si tratta davvero di due 'notizie', e non mi stupisce che abbiano avuto rilievo nazionale (anche su testate 'laiche'), anche perché, dopo il risalto della sua promozione a Bologna, mons. Zuppi è stato presente sui media nazionali in misura sobria, come è normale per ogni vescovo. Diverso è il caso dei media locali, che hanno trovato nello stile diretto e informale del nuovo pastore e nella sua instancabile disponibilità verso tutti i soggetti che lo coinvolgono pubblicamente motivo per riferirne quasi ogni giorno, spesso con benevolenza (ma non sempre: la 'linea' della testata viene prima...) ma anche con inevitabili semplificazioni. È rivolta a ironizzare su tali eccessi (e non sul vescovo, verso il quale protesta il massimo rispetto) la pagina Facebook 'Zuppi che fa cose' ( http://tinyurl.com/h3x9z68 ), che pubblica foto di cronaca commentandole con chiara empatia e spirito leggero (anche quando i 180 'a cui piace' la pagina si definiscono 'zuppiani'). Una iniziativa che, così come è sostiene bene, nel suo piccolo, il già forte profilo pubblico dell’arcivescovo. A me 'piace', e – immagino – anche a lui.
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