Come stridono in questi giorni le pubblicità di Halloween con tutto il loro armamentario di paccottiglia e merchandising. Se perfino in periodi di normalità non si poteva non essere d’accordo con il lapidario giudizio del governatore della Campania, che ha recentemente definito questa carnevalata fuori stagione un «monumento all’imbecillità», figuriamoci quanto sia vieppiù fuor di luogo in tempi di Covid con i suoi amari “scherzetti” senza alcun dolcetto.
E si badi bene che non vale in questo caso l’obiezione che immaginiamo qualcuno potrebbe fare a proposito di posti di lavoro e di giro d’affari e rilancio dei consumi, dato che alla fine tale è la “festa” importata dagli Stati Uniti a scopi eminentemente commerciali. Quella pubblicità stride perché Halloween, divenuto anch’esso “virale”, aggiunge un immaginario di bruttezza e di orrore al panorama già di per sé preoccupante e negativo che fa da scenario oggi alla nostra esistenza quotidiana.
Stride perché forse nel tentativo maldestro di esorcizzare la morte (quella vera che serpeggia nelle nostre città), finisce per falsificare lo stesso concetto di morte aprendo le menti dei più giovani a un immaginario fatto di mostri, a un aldilà di cartone popolato solo da creature malvagie e spettrali, a una prospettiva di disperazione e di dolore.
La triste campagna pubblicitaria delle zucche vuote (che rischia di svuotare anche le teste dei meno avveduti) stride con tutto questo perché alla fine è Halloween tutti i giorni laddove la vita viene negata dai “mostri” che trasportano carne umana in mare, che chiudono cuori e porti agli altri, che lasciano i vecchi a morire da soli, che proclamano falsi diritti in base ai quali si può uccidere perfino nel seno materno, che vendono armi e sobillano guerre, che affamano interi popoli con operazioni finanziarie spregiudicate, che attentano alla «casa comune » con l’inquinamento e ammazzano in nome di Dio, come è purtroppo avvenuto ancora proprio in queste ore.
Oggi più mai, invece, abbiamo bisogno di recuperare – e di far recuperare soprattutto ai bambini e ai giovani – un orizzonte di speranza e di luce, abbiamo bisogno di angeli custodi che veglino sulla nostra umanità, preservandola dal virus dell’individualismo, delle chiusure e dell’egoismo, abbiamo bisogno di una verticalità che ci faccia alzare gli occhi al cielo e alle stelle, a quel creato che nella sua immensità rimanda all’infinita bontà di un Creatore che non si dimentica neanche della più piccola delle sue creature, per vivere a pieno l’orizzontalità del sentirci – come dice il Papa – tutti fratelli. Invece di Halloween torniamo a parlare con i nostri figli di uno dei momenti più belli dell’anno liturgico, la festa di Ognissanti, con il suo “corollario” della commemorazione dei defunti.
La prospettiva cristiana che i primi due giorni di novembre ci consegnano è l’esatto opposto: la vita senza fine nella luce e nel calore dell’amore di Dio. Cioè la nostra speranza che è già certezza, grazie alla morte e risurrezione di Cristo. Una certezza che nessun virus, si chiami Covid o Halloween, potrà mai intaccare.