A ogni 'giro' di vaccinazioni, colpisce lo spettacolo che stanno dando gli italiani, sempre nuovo, lo sviluppo di un romanzo popolare. Basta starsene in coda per attendere il proprio turno di vaccino, guardarsi attorno, scambiare due battute con chi c’è, e subito si coglie la più ferma volontà di rovesciare definitivamente le sorti di una partita a scacchi col virus che non può tenere in ostaggio la nostra quotidianità all’infinito. Una voglia di vivere fino in fondo che è di per sé un potente vaccino contro la rassegnazione e il dubbio sistematico al quale forse ci credevamo abbonati. È così che i vaccini sono diventati l’asta con la quale vogliamo saltare oltre l’ostacolo, ma l’energia per passare di là ce la sta mettendo un popolo che forse neppure pensava di essere capace di tanta pazienza e tanto coraggio.
La colossale operazione in corso da quasi un anno viaggia con il carburante della fiducia: nella scienza, nelle istituzioni, nelle capacità di medici e infermieri.
Fidandoci, ci prenotiamo per il terzo richiamo, e lo facciamo fidandoci che tutti lo faranno: perché ormai lo sanno anche le pietre che non se ne viene fuori se non giocando di squadra. Che in termini umani si chiama comunità. È tuttavia altrettanto noto che non tutti la vedono così, e che c’è chi al bene della comunità – vaccinarsi tutti per proteggere i più vulnerabili e soffocare il virus – antepone considerazioni legittime quanto legittimamente discutibili. Discuterle però equivale spesso a sollevare reazioni veementi tra i critici del vaccino come strumento risolutore e del relativo lasciapassare. Ci si trova così sotto il tiro di contestatori aspramente polemici contro chi esprime la convinzione che da questa orribile distopia fatta storia si esce solo facendo ognuno la propria parte.
Che allo stato delle conoscenze comprende la protezione vaccinale. La novità di questa diatriba con una compagine assai variegata è che si scopre che ne fanno parte anche amici, parenti, persone con le quali si è condiviso un tratto di vita, impegni, passioni, anche la stessa esperienza di fede, la parrocchia, l’associazione... Con alcuni di loro finisce per scavarsi una distanza che sembra diventare incolmabile, tanto da indurre a chiedersi se 'dopo', a incubo pandemico archiviato, ci sarà spazio per tornare 'com’eravamo', oppure l’ostilità si sarà ormai fatta così profonda da depositare la melma appiccicosa del rancore, dura a rimuoversi come le chiazze di petrolio sulla spiaggia. Potremmo archiviarlo al pari di un fenomeno sgradevole ma inevitabile, sospirando 'vedrai che capiranno', come hanno capito quei no-vax che, caduti nella stretta mozzafiato del Covid, dalla terapia intensiva implorano gli ex amici di non ostinarsi oltre. Ma non si può lasciar troncare il filo di un legame che nonostante tutto ci unisce.
Troppo grande è la speranza di futuro gridata a gran voce da chi non vuole sprecare un solo giorno in attesa del terzo richiamo perché ne possiamo credere ormai esclusi quanti evocano improbabili 'tirannie' e che seguitano a reclamare fieramente il loro 'no' assoluto. Non possiamo crederli 'persi'. Anche perché questo dissenso totale ha anche diffuso un seme di scetticismo che ora potrebbe trovare terreno fertile nell’attesa scelta da chi può accedere al terzo turno ma non lo fa: perché vuole 'vedere come va', perché pensa di aver già dato con le due vaccinazioni fatte con convinzione, perché crede che il virus possa andarsene da solo, perché ha sentito parlare di malesseri e disturbi...
La nuova tappa della campagna di immunizzazione di massa rischia di perdersi per strada tanti che in questo momento stanno semplicemente alla finestra e che col passare delle settimane potrebbero non restare impermeabili al vento di sfiducia che non cessa di soffiare, per quanto sembri residuale. Non possiamo permetterci tanti nuovi 'estranei' al vaccino se non vogliamo perdere l’attuale tesoretto di vantaggio strategico sul virus. Ecco perché è più che mai necessario testimoniare che non si tratta di dire sì o no a un’iniezione ma alla vita tutta intera. Della quale mai come ora avvertiamo il formidabile desiderio.