Non sentono il Natale coloro che portano la morte a Natale: Ankara, Berlino. Il guidatore del Tir che ha fatto la strage a Berlino, dicono le indagini, non sapeva guidare, ha girato la chiave tre volte per mettere in moto il motore, poi avanzava con gli occhi fissi sulle persone da colpire. Come a Nizza. Il Tir di Nizza di comportava come uno squalo nel mare: lo squalo avanza a bocca spalancata, va dove vede nuvole di pesciolini. Così il Tir di Berlino: voleva travolgere i mercatini, perché nei mercatini si radunano crocchi di persone, lui le guarda e le investe. Da ieri, quando leggo che uno vuol far del male e guarda in faccia la vittima, penso alla lettera pubblicata su un giornale da una ragazza che è stata violentata e ha rivisto il suo violentatore al processo: adesso lui teneva gli occhi bassi, scrive la ragazza, ma quando mi violentava mi guardava con occhi negli occhi: «Feroce: cercava la mia anima». Non era la violenza di un fuoridi- sé, incapace d’intendere e di volere: quelli occhi che cercano l’anima sono gli occhi di uno che 'vuole' farti del male. Il tuo male è il suo bene. Anche i guidatori del Tir di Nizza e del Tir di Berlino guardano le vittime. L’idea che ce ne facciamo è che 'vogliono vederle morire'.
È un’idea che ci fa soffrire, sotto Natale è intollerabile. Il Natale ricorda la Nascita e quindi la nascita. La Nascita che fonda la nostra storia, e la nascita che fonda la nostra vita. Nella società è la festa del Bambino, nelle famiglie è la festa dei bambini. I bambini che nascono siamo noi che rinasciamo. Il Natale di Gesù è la festa della nostra immortalità. La nascita è qualcosa che noi uomini non sappiamo bene che cosa sia, lo sanno meglio le donne. Ho qui davanti un articolo che ho scaricato ieri da un giornale on line (oggi non lo vedo nell’edizione su carta, pensavano forse che non interessa alla gente? Errore), che spiega – lo so che la cosa non è nuova, ma colpisce sempre – come la nascita di un figlio cambia il cervello della madre, modifica la corteccia e il rapporto tra i neuroni. Sono convinto che non succede soltanto agli umani. L’orsa Dàniza aveva un altro cervello, dopo che le erano nati i due orsacchiotti, e da mite camminatrice dei boschi era diventata una guerriera armata. L’ha ben capito il cercatore di funghi che se l’è sentita addosso. La maternità aveva infuso nel cervello della madre-orsa un’idea che prima non c’era: «Ho fatto due vite che valgono più della mia».
La nascita è l’evento per il quale una vita superiore si genera da una vita inferiore. Il generato è più del generante. È per questo che il figlicidio è snaturato, va contro ogni natura, anche animale. Abbiamo bisogno che il Natale ci ricordi questa verità, ce ne dia consapevolezza. Quando s’avvicina il Natale, cerchiamo inconsapevolmente notizie sul senso della nascita. Questo Natale resterà nel mio ricordo per una di queste notizie, che temo i miei lettori non abbiano visto, perché è apparsa on line ma non su carta. Era un video, brevissimo, di una nascita. Una doppia nascita. Due gemelli. I due gemelli vengono alla luce, un’ostetrica li prende e li depone su un lettino, prima uno e poi l’altro. Quello che afferra per secondo resta per un attimo da solo, e brancola impaurito con le manine. Quando vien deposto accanto al fratello, compie una manovra imprevista: alza il braccio destro, lo ruota in alto, e lo cala alla propria sinistra sopra il gemellino. L’ostetrica lo aiuta, alzandogli e abbassandogli la mano. Quando ha la mano calata, il piccolo si quieta. La mia idea di maschio, negato-al-parto, è che il secondo fosse abituato al contatto col primo, e voleva ristabilirlo immediatamente. Nato fratello, ha bisogno del fratello. In lui la coscienza di 'esistere' è fusa con la coscienza di 'esistere insieme'. Che lezione per l’umanità!