Licei classici aperti alla cittadinanza in tutta la Penisola dalle diciotto di stasera fino a mezzanotte: quella di oggi sarà davvero una serata speciale per la scuola e per la cultura italiana. È la 'notte bianca' dei licei classici, un’iniziativa – alla quale hanno aderito oltre 150 istituti di tutto il Paese – nata non da una circolare ministeriale, ma 'dal basso', dalla bella idea di un bravo
docente di latino e greco del liceo Gulli e Pennisi di Acireale (Catania), il professor Rocco Schembra. In cartellone una serie di eventi (spettacoli teatrali, letture, canti, conferenze, persino degustazioni enogastronomiche) indirizzati al territorio, per far percepire all’esterno che il liceo classico è una realtà viva e vivace, «capace di trasmettere – come spiega il promotore – non anticaglie, ma il meglio della nostra storia con lo sguardo sempre vigile al presente e al futuro». Una simile mobilitazione non stupisce, poiché negli ultimi anni le iscrizioni al Classico hanno registrato vistosi cali (soprattutto al Nord): nel 2015 le immatricolazioni sono scese al 5,5% degli studenti in ingresso nella secondaria superiore, contro il 6,1% del 2014 e il 10% di 9 anni fa. Certo, ci sono anche alcune eccezioni positive – come quelle costituite da due istituti tra i più blasonati quali il Carducci di Milano e il Vivona di Roma, per citare solo due esempi virtuosi – in cui la vivacità culturale del corpo docente e l’intelligenza manageriale dei presidi hanno saputo ideare percorsi didattici innovativi, capaci di rendere più attuale il vecchio, glorioso liceo classico; ma per il resto il panorama è desolante e l’illustre tradizione di questo indirizzo di studi appare oggi seriamente a rischio. Il Classico sconta un grosso pregiudizio: l’idea che uno studio serio dell’antichità e delle nostre radici culturali sia qualcosa di scarsamente 'spendibile' nella società odierna e, in particolare, nel mercato del lavoro. Ma si tratta, appunto, di un pregiudizio. Perché in un mondo che cambia tanto rapidamente è illusorio pensare che sia preferibile inseguire percorsi formativi tutti centrati sull’attualità: proprio perché l’attualità dura davvero poco. Al contrario, una formazione che punti ad aprire la mente dei ragazzi per sviluppare in loro competenze profonde e trasversali, non legate soltanto all’hic
et nunc ma a raggio ben più ampio, sul lungo periodo può risultare inaspettatamente vincente. Spesso si sente obiettare: a che cosa serve studiare «lingue morte»? In realtà, gran parte di ciò che si studia a scuola non riveste un’utilità immediata: ciò vale per il greco e il latino, ma anche per la matematica, la fisica, le scienze naturali o la storia. Tuttavia il compito precipuo della scuola non è mai – non lo è neppure nei corsi professionali – quello di preparare un lavoratore, bensì quello di formare una persona. Non è casuale il fatto che un tempo medici, ingegneri, ricercatori avessero quasi tutti una formazione classica. Questa scommessa sulla formazione – alla quale il liceo classico può offrire un contributo insostituibile – è dunque di cruciale importanza. Tra le varie battaglie, oltre a quella politica, ce n’è certamente un’altra che va combattuta da parte di chi nel liceo classico crede perché ci lavora da insegnante o lo frequenta da studente, parimenti con impegno e passione: imporsi all’attenzione dell’opinione pubblica, al fine di far percepire – per citare ancora le parole del professor Schembra – che «liceo classico non è più solo spiegare Omero ed Euripide dalla cattedra». Ciò significa che i docenti e i dirigenti sono chiamati alla sfida dell’innovazione (nei
curricula, nell’offerta formativa, nelle metodologie didattiche) per rendere appetibile questo indirizzo scolastico a tanti ragazzi di terza media e ai loro genitori nel momento in cui sono chiamati a compiere la scelta della secondaria di secondo grado. Le prossime saranno settimane decisive, poiché le iscrizioni alla prima superiore andranno fatte (on-line) entro il 22 febbraio. Speriamo dunque che il liceo classico non venga scartato in partenza. E speriamo che la 'notte bianca' di stasera serva a far conoscere davvero che cos’è oggi e che cosa sarà domani questo corso di studi. Al di là dei vieti cliché di scuola 'vecchia', 'polverosa' o 'per secchioni'.