È incredibile l’accanimento che si scatena in tutto il mondo contro le biciclette del bike sharing free floating. Il servizio è un’innovazione positiva: si portano in una città migliaia di biciclette “condivise” che ognuno può sbloccare con il proprio telefonino e parcheggiare dove preferisce, pagando una cifra irrisoria per il noleggio di un mezzo salutare ed ecologico. Le aziende cinesi che hanno portato il bike sharing libero in mezzo mondo avevano però sottovalutato il tasso di inciviltà globale. Ovunque siano andate, le biciclette condivise sono state maltrattate.
Le migliaia di utenti che le lasciano dove capita, ad esempio in mezzo ai marciapiedi, sono il problema minore. Non si contano i casi di biciclette rubate, danneggiate o “privatizzate” con un catenaccio. Ma questo è ancora il meno. A Milano le hanno buttate nei navigli. A San Francisco le hanno appese agli alberi. A Sidney le hanno sotterrate nella spiaggia. A Whampoa, in Cina, un ragazzino ha portato una bicicletta condivisa al trentesimo piano del suo condominio e l’ha buttata giù. Il vandalismo sta dando il colpo di grazia a un modello di business che è già più che traballante. Ieri Gobee, che lavorava anche in Italia, ha annunciato la chiusura del-l’attività in Europa. Ci vorrebbe uno psicologo per spiegare perché queste bici attraggano tanta inciviltà.
C’è dietro lo scarso rispetto generale per ciò che è di tutti, anche se il bike sharingnon è un vero 'bene comune”, ma un’attività privata al servizio di tutti, come la metropolitana o gli autobus. Qualche mese fa, quando per farsi conoscere le bici erano offerte gratuitamente, il filosofo libertario Carlo Lottieri ha collegato il vandalismo alla gratuità: «Quando un ragazzo può disporre senza costo di una bicicletta, non c’è da stupirsi se non le attribuisce dignità. Si tratta di un atteggiamento sbagliato, ma non incomprensibile ». In una società così centrata sul denaro ciò che non ha un prezzo non vale nulla. Questa considerazione triste oggi vale meno, visto che da qualche mese le bici si pagano.
Però sono ancora molto economiche e stanno lì, in strada, a disposizione e senza padroni. Abbastanza indifese da scatenare l’aggressività vile che è alla base di ogni inciviltà. Un istinto animalesco che evidentemente è comune a tanti esseri umani, a prescindere dalle latitudini. Quando quell’istinto vince, fino a spingere un’azienda a smettere di lavorare perché travolta da troppa barbarie, diventiamo più poveri. Quelle bici di tutti ogni tanto erano anche nostre.