I fronti della tratta sono molteplici e non sono solo i marciapiedi a essere teatro di indecenti schiavitù, bensì anche i cantieri abusivi nei quali si è raggiunto il livello record di morti bianche, il caporalato nei campi, i settori legati al turismo sessuale e all’accattonaggio, le occupazioni in nero come badanti o babysitter. Con addentellati persino nel traffico internazionale di organi. In questa Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani indetta per oggi dall’Onu non possiamo fare finta di niente, e lasciare scorrer via l’occasione come se tale fenomeno non riguardasse tutti noi, membri della stessa famiglia umana.
Siamo complici di una vergogna universale, e nessuno deve sentirsi a posto dinanzi a ciò. Dobbiamo sentire come insopportabile una così grande ingiustizia che porta uomini e donne, tanti e tante minorenni, a essere uccisi nella dignità, nell’anima e spesso anche a venire privati della vita. Sembra che parliamo di persone invisibili, lontane da noi. E facciamo finta di non capire, o neppure ci chiediamo, cosa fanno, e soprattutto chi hanno dietro di sé, i tanti giovani lasciati davanti ai supermercati o nelle piazze per mendicare pochi spiccioli, i minorenni non accompagnati che spesso vengono fatti sparire.
All’interno del multiforme fenomeno della tratta, ferisce particolarmente l’aspetto legato alla prostituzione coatta. Lo dico con l’esperienza di chi, grazie all’incontro con don Oreste Benzi nella Comunità papa Giovanni XXIII, collabora da tanti anni alla liberazione di queste persone. Solo oggi comprendo la parola 'liberazione' in tutta la sua forza, dopo aver rischiato la vita con loro e soprattutto dopo aver conosciuto queste persone realmente, come si può conoscere una sorella o un figlio. Ed ecco che la parola 'tratta' mi mostra i volti di queste ragazze (o «sorelline», come don Benzi amava definirle), che hanno dovuto pagare il caro prezzo della violenza, dell’ignoranza e della disumanità senza limite. Vedere i loro occhi spenti, il sorriso abbozzato, il capo chino è come vedere Cristo stesso crocifisso, umiliato e torturato.
Ho un sogno che mi accompagna di notte lungo le strade della prostituzione: vedere finalmente ed effettivamente abolite la tratta e la schiavitù. Le donne crocifisse rispecchiano tragicamente l’umana deriva dell’acquisto, dello sfruttamento, dell’appropriazione indebita di altri esseri umani. È come se l’essere umano non sapesse evolvere verso una fattuale, intangibile pari dignità. Le vittime della prostituzione coatta sono le moderne schiave e finché non saranno liberate non potrà essere dichiarata la concreta, effettiva abolizione della schiavitù. L’esistenza umana non ha prezzo e quindi anche vendere il corpo non potrà mai essere considerato un lavoro. Se lo ricordino anche quei politici che spesso a cuor leggero hanno parlato di legalizzazione della prostituzione dimostrando di non conoscere questo dramma e soprattutto di leggerlo dalla parte sbagliata. I cosiddetti 'clienti' sono corresponsabili sia del mercimonio coatto sia di tutte le vittime di tratta.
Nel terzo millennio la mercificazione della persona è ancora un fenomeno da combattere, di fronte al quale, non possiamo restare impassibili e rassegnati. Seguire le orme di chi ha lottato nella storia contro la tratta, e come oggi fa papa Francesco e con lui le tante realtà del mondo cristiano e umanitario, non è solo un dovere morale ma è soprattutto un imperativo 'di comunità. Ed è un fondamento della coscienza individuale e collettiva della società globalizzata.