venerdì 9 dicembre 2016
Le risposte al disagio puntino su famiglia e lavoro
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Caro direttore,
all’indomani del referendum costituzionale siamo tutti chiamati a guardare e ad agire con responsabilità nei confronti del nostro Paese. Il Movimento Cristiano Lavoratori si è espresso fin dall’inizio a favore del No, perché convinto che la riforma costituzionale proposta avrebbe aggravato i problemi che, invece, pretendeva di risolvere.

Allo stesso tempo, il nostro No è stato dettato dalla consapevolezza del disagio profondo che il nostro Paese attraversa, che non si limita alla sfera economica, ma riguarda tutto il vivere sociale. Si tratta di un disagio sommesso, che non fa scalpore, che sembra essere solo una statistica, ma che si intercetta facilmente quando ci si coinvolge nella vita quotidiana delle persone. Un disagio che dalle urne è emerso in maniera eclatante. Deve far riflettere che in un periodo storico tragicamente segnato da nuove forme di esclusione sociale ci sia stata una massiccia partecipazione politica, forse il modo migliore per ricordare a tutti noi che nessuno può essere escluso dal desiderio di contribuire alla vita della comunità. Il punto non è ovviamente quello di rivendicare un risultato, ma di ricomporre un senso del vivere comune che è stato lacerato anche prima di una campagna referendaria segnata da una fuorviante personalizzazione e da toni spesso violenti e apocalittici.

Spunti positivi non mancano, come abbiamo avuto modo di sperimentare in questi mesi attraverso molti incontri locali dove abbiamo avuto la possibilità di confrontarci sui contenuti del quesito referendario. Allo stesso modo abbiamo visto rifiorire il desiderio delle persone di partecipare alla vita del Paese, di essere protagonisti attivi della società. È stato bello incontrare molte persone che si sono interrogate sulla Costituzione, sul modo di stare insieme come comunità, e di vederle appassionarsi ancora ai temi della politica. Questo dimostra, una volta di più, che il nostro non è un popolo passivo, ma che di fronte alle scelte importanti, e questa lo era, ha tantissimo da dire e da offrire.

Dovremmo ripartire da qui per superare quel clima di reciproca delegittimazione che caratterizza così tanta parte del mondo politico, per non cadere nella trappola di chi vorrebbe farci credere che siamo un popolo irrimediabilmente diviso e incapace di camminare insieme. Adesso occorre gettare ponti per il bene del Paese, occorre avere il coraggio di ascoltare e di ascoltarci e di andare avanti superando le paure e le asprezze di questi giorni.

È una responsabilità che riguarda tutti, ma che forse riguarda un po’ di più il mondo cattolico. Papa Francesco ci ricorda sempre che il punto non è occupare spazi, ma avviare processi. Abbiamo, tutti insieme, il dovere di andare oltre le contrapposizioni e di confrontarci, per dare testimonianza che quello che ci lega è ben più forte e profondo di quello che tende a separarci. È questa la ricchezza più grande che possiamo offrire, affinché possa iniziare un vero percorso di riforme che è così necessario al nostro Paese. Non possiamo lasciare solamente ai partiti, sempre più divisi e lacerati, il compito di fare delle proposte, perché dalla partecipazione al voto e dal risultato del referendum del 4 dicembre appare chiaro che non hanno vinto i partiti, ma che ha vinto il popolo con la sua voglia di essere protagonista.

Si tratta di un’indicazione piuttosto evidente che deve stimolarci a farci carico delle nostre responsabilità e a proporre un percorso dal quale ripartire. Non una traccia astratta, ma impegni concreti sui temi più sensibili, perché è nella sfida della realtà di tutti i giorni che si gioca la possibilità di camminare insieme. Tra questi temi il lavoro e la famiglia, architravi della nostra Costituzione, sono i più urgenti, perché rappresentano le maggiori ferite e le più grandi speranze del nostro Paese.

*Presidente del Mcl

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