Caro direttore,
la sicurezza è il cuore del lavoro: è con questo appello che Cgil, Cisl, Uil celebreranno martedì il Primo Maggio in tutte le piazze italiane. Il lavoro è il principio fondamentale su cui si fonda la nostra Repubblica, ed è valore unificante tra le diverse generazioni e tra le differenti aree del Paese. Da sempre. E, oggi, al di là della cultura d’origine, della fede religiosa, del colore della pelle. Ma, soprattutto, la sicurezza e la tutela della salute nei luoghi di lavoro sono la condizione essenziale in una società civile e sviluppata.
Non si può continuare a morire di lavoro. Dobbiamo fermare questa carneficina, questo bollettino di guerra che quotidianamente porta tragedie e lutti nelle famiglie italiane. Non si può parlare di fatalità. Nel nostro Paese ogni giorno in media tre persone muoiono sul lavoro. Il 10% sono stranieri, soprattutto edili, operai dei porti, della logistica, della chimica, dei servizi, delle aziende agroalimentari, giovani ed anziani. Una lenta morte collettiva, silenziosa, incrementata dalla precarietà, dai mancati investimenti in sicurezza, dall’omissione di controlli. In nome spesso del profitto ottenuto sulla pelle dei lavoratori. Come avviene a quei giovani fattorini di Foodora e di altre aziende della gig economy che, sottopagati e senza alcuna tutela, sfrecciano in bici per le strade delle città europee, carichi di pizze e altri cibi ai ritmi serrati imposti dai computer che somministrano loro mansioni e ne monitorano le prestazioni.
No, non ci piace questo modello di sviluppo dove c’è tanto sfruttamento, negazione dei diritti umani essenziali e della dignità della persona. Il sistema va cambiato con norme legislative chiare, con le giuste garanzie della contrattazione tra azienda e sindacati, con più partecipazione e protagonismo dei lavoratori nelle scelte delle imprese. Questo è il modello che vuole la Cisl.Anche la digitalizzazione va governata per metterla al servizio di migliori condizioni nel mondo del lavoro. È evidente che le imprese grandi e piccole sono chiamate oggi a un ruolo di grande responsabilità. Devono investire in nuovi macchinari più sicuri, rendere i luoghi di lavoro sempre meno vulnerabili agli incidenti. E anche il sindacato deve fare di più: denunciare gli appalti al ribasso, l’eccesso di esternalizzazioni, pretendere il rispetto integrale di tutte le norme sulla sicurezza. C’è bisogno di vincoli seri, garanzie salde, di discutere sui carichi eccessivi di lavoro e di straordinari, contrattare il lavoro festivo e domenicale, eliminare o ridurre al minimo i rischi per la salute. È anche un problema culturale, di rispetto per la dignità del lavoro che va difeso in questa società sempre più globalizzata ed individualista, come spesso ci ricorda papa Francesco.
La sicurezza nei luoghi di lavoro è un "non tema" nel dibattito pubblico, politico e istituzionale. Se ne discute solo nelle formali note di cordoglio, dopo l’ennesima "morte bianca". Durante la campagna elettorale nessuno ha usato la parola "sicurezza" riguardo alla sicurezza che davvero manca in Italia, quella sul lavoro. Nessuno ha citato i tagli alla sanità, il depotenziamento dell’Inail, il calo delle ispezioni. Se ne dovrebbe parlare anche nelle scuole, nelle università, attraverso i mass media, in tutti i luoghi in cui si può costruire una vera alleanza per imporre il rispetto della vita e del valore del lavoro. Si deve puntare a uno sviluppo industriale compatibile con la tutela dell’ambiente e con il benessere delle comunità, senza contrapposizioni ideologiche, populismi, ritorni antistorici al passato. Se vogliamo far crescere la nostra economia dobbiamo investire sull’innovazione, sulla ricerca, sulle nuove infrastrutture, sulla formazione dei giovani. A questo devono essere mirati gli incentivi fiscali, con un piano serio di prevenzione e di controlli in tutto il territorio nazionale.
Sarà l’appello che il Primo Maggio i lavoratori e il sindacato, da Prato e da tutte le altre piazze italiane, rivolgeranno alle istituzioni. Bisogna mettere al centro i problemi del Paese, non gli interessi di partito. Bisogna rafforzare il dialogo sociale, assumendo il tema del lavoro e della sua sicurezza come la "questione nazionale" su cui si misurare la reale e concreta volontà e attenzione della politica ai problemi dei cittadini e dei più deboli.
Segretaria generale Cisl