L'America deve decidere dov'è la vera grandezza
sabato 28 marzo 2020

Dietro l’ospedale Bellevue di Manhattan sono parcheggiati una ventina di rimorchi bianchi, in una lunga fila ordinata. Sono camion frigorifero, e saranno usati nelle prossime settimane come obitori. Mentre si preparano all’imminente, inevitabile impennata di decessi causati dal coronavirus, gli Stati Uniti si trovano come a un bivio, divisi da un dibattito surreale, scatenato dall’auspicio di Donald Trump di «riaprire la nazione» e «tornare tutti al lavoro» entro Pasqua, per evitare gli effetti devastanti di un prolungato isolamento sull’economia. Non sarebbe il caso, si domandano molti sostenitori del presidente, lasciare che il virus faccia il suo corso, che quei container – e migliaia d’altri – si riempiano di corpi, piuttosto che «mettere in ginocchio la nazione», piuttosto che fermare per mesi le fabbriche, i ristoranti, gli hotel? In fondo, si sente dire con insistenza in alcuni talk show, il Covid-19 uccide in prevalenza gli anziani e i malati cronici. Non sarebbe meglio, come ha suggerito il vice-governatore del Texas, se gli over-70 “si sacrificassero” per il bene di tutti gli altri? Questa riedizione 2020 di darwinismo sociale, dove i più forti sopravvivono e non possono permettersi di fermarsi per prendersi cura dei più deboli, è stata alimentata negli ultimi giorni più che altro dai siti della destra estrema e dalle emittenti radio ultra-conservatrici, per poi rimbalzare sui media sociali. Su Twitter ad esempio in molti, riuniti dalla sigla Maga – Make America Great Again (rendi di nuovo grande l’America), lo slogan del presidente – hanno invitato il Paese a «riflettere onestamente » sui rischi di un blocco della produzione rispetto ai rischi ai quali il virus espone «qualche migliaio di ottuagenari».

Ma il dibattito si è fatto strada anche negli ambienti accademici, in termini meno crudi, ma, di fatto, analoghi: quanto costa, ci si è chiesti, una vita umana, e quando il prezzo è troppo alto? «Gli economisti dovrebbero fare un’analisi fra costi e benefici. Perché nessuno ci sta dando dei numeri sugli svantaggi economici di un blocco di un mese o di un anno rispetto alle vite salvate?», ha sostenuto Walter Scheidel, storico alla Stanford University. «Salvare vite non è l’unica considerazione. Stiamo ignorando i costi di ciò che stiamo facendo», ha fatto notare Casey Mulligan dell’Università di Chicago, ex capo economista di Trump. Quella che era sembrata come una provocazione del capo della Casa Bianca, destinata a scomparire una volta che le autorità sanitarie ne avessero evidenziato l’assurdità, allora, resta un tema vivo nella società americana, ripreso anche da alcuni politici, sebbene con cautela.

Del resto, è la stessa mentalità di chi, in altri momenti della storia recente Usa, ha proposto di quantificare la perdita di una vita e di usare la cifra per decidere se vale la pena bonificare un sito industriale dai rifiuti tossici, o investire in maggiore segnaletica per ridurre gli incidenti a un incrocio pericoloso, o rafforzare le norme di sicurezza sul posto di lavoro.

È una corrente da sempre presente negli Stati Uniti e non dovrebbe sorprendere che riaffiori in tempo di crisi. Ma non stupisce nemmeno la risposta accorata di milioni di americani che, identificandosi con la hashtag NotdyingforWallStreet (non morirò per Wall Street), hanno rifiutato in massa l’idea che l’economia consista solo di portafogli azionari e di utili aziendali, o che, piuttosto che essere un complesso di risorse e di attività al servizio della società, sia un dio irascibile al quale occorre presentare sacrifici umani. E non meraviglia neanche la reazione ferma dei leader religiosi americani, che in questi giorni, unanimi, hanno affermato che gli Stati Uniti non sono la somma della loro ricchezza.

Gli Stati Uniti, come ogni altro Paese, sono le vite delle persone e delle loro famiglie, le loro aspirazioni, le loro gioie e dolori. Un’epidemia non è il momento per perdere di vista la santità della vita umana. L’America tornerà a far suonare i registratori di cassa, ma non sopra le grida di chi soffre a causa di una malattia che avrebbe potuto evitare.

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