Agricoltura familiare una risorsa per il clima
giovedì 18 maggio 2017

L’elezione di Trump è stata per le questioni del clima (per usare una metafora calzante) come l’irruzione di un tornado in una cristalleria. I faticosi compromessi raggiunti sul fronte diplomatico a Parigi per contrastare il riscaldamento globale rischiano infatti di subire una grave battuta d’arresto durante la sua presidenza (peraltro gravata in questo momento da molti altri problemi). Per questo motivo è assolutamente urgente trovare nuove vie tecnicamente e politicamente praticabili per vincere la sfida del riscaldamento globale.

Una strada nuova e interessante da questo punto di vista è quella del cosiddetto land based approach. Il recente lavoro su questo fronte di Grammenos Mastrojeni in Italia e di altri studiosi nel resto del mondo sta contribuendo a creare una nuova consapevolezza e base d’azione. In breve l’approccio sta nel contrastare il degrado delle terre coltivabili promuovendo la diffusione dell’agricoltura familiare che si dimostra essere molto più efficace dei latifondi e del land grabbing (e ovviamente dell’alternativa della progressiva erosione dei suoli) nella cattura di carbonio, nella mitigazione locale del clima, nel favorire la biodiversità, la diffusione di potere d’acquisto e la riduzione dei problemi di accesso al cibo riducendo in questo anche l’innesco dei processi migratori. La strategia descritta alla sfida climatica ha dunque il grande pregio di trasformare potenzialmente tre problemi (cambiamento climatico, fame e migrazioni) in una soluzione.

In un articolo recente il Guardian sintetizza il tema in un pezzo che riassume i principali contributi scientifici in materia attraverso un titolo molto efficace che ricorda che «la migliore freccia al nostro arco per raffreddare il pianeta può essere sotto i nostri piedi» e consiste appunto nel contrasto al degrado dei suoli con il rilancio della piccola agricoltura familiare. Il suolo infatti è uno dei principali immagazzinatori di carbonio ma solo quando mantiene le sue caratteristiche di ricchezza e fertilità e non quando subisce un degrado. Studi recenti dimostrano che tecniche di agricoltura su piccola scala che usano concimi organici, compostaggio, rotazione dei suoli ed evitano le pratiche di sfruttamento intensivo degli stessi potrebbero aumentare di gran lunga la capacità di cattura di carbonio portando a una riduzione delle emissioni che si stima oscillare tra il 15 e il 30%.

Si tratta di risultati che sembrano confermare tra l’altro la validità dell’intuizione principale della Laudato si’ dove l’homo ecologicus che cerca la sintonia con le leggi della natura non conduce solo una vita più salutare e ricca di senso ma contribuisce anche alla soluzione dei problemi del pianeta a differenza del superuomo che vive in perenne distonia con ciò che lo circonda e si pone nella prospettiva dello sfruttamento indiscriminato delle risorse.

Di fronte al dietrofront del presidente degli Stati Uniti è necessario unire le forze e porre in atto tutte le possibili strategie per contrastare i rischi drammatici del riscaldamento climatico non dimenticando che le prime vittime dello stesso sono e saranno i più deboli e gli ultimi e che il riscaldamento globale già oggi sta producendo conflitti e migrazioni selvagge dalle zone aride nelle quali le risorse a disposizione per la vita produttiva iniziano a scarseggiare. Impressionante quanto accaduto negli ultimi anni nella regione del lago Ciad che ha perso gran parte della sua superficie mettendo in crisi le attività economiche dell’area e diventando molla di conflitti sociali e di pressioni migratorie verso altre aree del mondo.

Per i motivi spiegati in questo articolo la strategia che si fonda sulla difesa dei suoli e lo sviluppo dell’agricoltura familiare diventa pertanto oggi uno strumento fondamentale per provare a vincere questa grande sfida risultando al contempo efficace per contrastare molti altri problemi sociali in parte alimentati dallo stesso degrado ambientale.

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