Sono sempre stato ammaliato da lei e l’ho anelata fin dai tempi dell’asilo: l’immortalità. Ammaliato a tal punto che la vita senza immortalità non sembra gran che desiderabile. Ma finalmente, ora che i neo guru miliardari investono in start up che promettono seconde vite andando ad abitare nel 'metaverso', bilocali con terrazzo su altri pianeti o alchimie chimiche che prolungheranno la vita media di almeno 50 anni, mi sento meno angosciato. Solo in fondo al mio cervello echeggia, però, una domanda: come sarà la vita dell’anziano – diciamo – dagli 80 ai 135 anni? Sarà mal sopportato come adesso? Si andrà in pensione a 122 anni? E la prostata quando inizierà a dare problemi, prima o dopo i cento?
Chissà se gli anziani continueranno a essere fragili e a essere considerati una categoria a rischio come accade tuttora. O se invece si potrà sciare fino ai 127 anni e saltare la staccionata in un sol balzo fino ai 130. Chissà... Sogni, desideri, forse utopie. Nel frattempo, in attesa di indirizzarli verso l’immortalità, gli anziani al tempo del Covid vengono preservati come se fossero dei panda in via di estinzione: se solo capita loro di finire in una casa di riposo, modernamente detta Rsa, e dovesse mai circolare un virus, ecco che immediatamente vengono rinchiusi, sbarrate le porte di accesso e impedito loro di ricevere visite. Del tutto. Certo, lo scopo è buono: impedire che si contagino e possano soccombere sotto le grinfie del Covid. Benché siano la categoria, tra le prime, a essere sottoposta alle vaccinazioni, tutte e tre, sono la categoria che paga il prezzo più alto in termini di limitazioni nella vita di relazione. È vero che sono state approntate le 'stanze degli abbracci': un divisorio di plastica trasparente con fori che consentono alle braccia dei parenti di toccare i nonnini e le nonnine, debitamente protetti. Questo 'condom degli abbracci' non è la stessa cosa di un abbraccio vero, così come è diverso quell’altro tipo di abbraccio senza la protezione di lattice: lo sanno tutti, persino i nonnini e le nonnine. Forse chi ha redatto questi regolamenti non sa che quando sei un ospite di una Rsa ti importa solo di vedere i tuoi figli, e più ancora i tuoi nipoti: l’unico sguardo che li tiene in vita, più del risotto, dell’animazione, del beta bloccante e delle videochiamate.
Vogliamo allora liberare gli anziani, per favore? Vogliamo regalare loro gli ultimi sorrisi? Vogliamo consentire ai nonnini e alle nonnine di farsi accogliere nell’abbraccio di carne dei loro figli? A furia di proteggerli li stiamo condannando a una doppia reclusione, come se la vita fosse solo il suo prolungamento, senza che nessuno si assuma la responsabilità di ciò che accade. In questo modo li priviamo dell’affetto e del calore, cioè la cosa più importante della vita, e la cosa che più desiderano i nostri nonnini.
Chi è stato genitore sa che certe sere, prima di addormentarsi, si attende la telefonata del figlio per sapere che tutto va bene. Quando sei un ospite di una Rsa non ti accontenti più di una telefonata: vuoi andare a dormire dopo che hai ricevuto l’abbraccio dei tuoi figli. Loro non lo dicono, perché i nonnini e le nonnine tendono sempre a dire che non hanno bisogno di niente, ma più si diventa vecchi e più si diventa bugiardi riguardo alla propria salute. Per favore, prima di pensare a vivere fino a 135 anni, vogliamo rendere dignitoso e piena di caloroso significato la vita degli ultraottantenni? Ho fatto un brutto sogno questa notte: finivo in una Rsa a 84 anni, e a causa di un virus tropicale molto aggressivo e molto contagioso dovevo vivere chiuso dentro fino ai 132, mi passavano da mangiare attraverso tubi di plastica e potevo salutare mia moglie e mio figlio una volta alla settimana con una videochiamata. Forse c’è un equivoco che andrebbe detto ai signori delle start up: l’immortalità è nell’abbraccio, e c’è già. Forse dovrebbero concentrarsi su come togliere il puzzo al pesce: aringa alla nuance di pompelmo, branzino al profumo di vaniglia. Come sarebbe bella la modernità!