Istantanee di vita e opera di morte di Mladic
venerdì 24 novembre 2017

Cosa vogliono quelli che vogliono eliminare una razza dalla Terra? L’ultimo di loro è Ratko Mladic, che espresse molto brutalmente, con le parole e con le azioni, alla sua nazione e a tutta l’umanità, il suo programma. Vogliono 'correggere la creazione'. La creazione è sbagliata, esistono razze che non hanno il diritto di esistere, la loro esistenza peggiora l’umanità, e noi, eliminandoli, la miglioriamo. Nelle intenzioni, c’è qualcosa di benefico nel loro programma, qualcosa di sacrificale.

Noi ci stupiamo che possano concepire un programma del genere. Loro si stupiscono che il loro progetto non venga compreso e condiviso da noi. La possibilità di un’intesa è esclusa. I momenti-clou della vita e dell’opera di Mladic per me sono questi:

1) Mladic che aspetta accanto a una siepe, di notte, a ridosso di un villaggio addormentato, c’è un buco nella siepe, i soldati di Mladic arrivano in fila indiana, devono passare per quel buco e scagliarsi addosso alle case addormentate per fare la strage, come arrivano uno alla volta il generale stende la mano destra, il soldato gliela bacia chinandosi e si butta all’assalto; Mladic è un dio, che concede la grazia dell’assoluzione a chi sta per fare un massacro, chi fa il massacro lo fa per quel capo, e con ciò è autorizzato a sentirsi giustificato.

2) Mladic che arriva nell’enclave di Srebrenica con le sue truppe, le sparpaglia a dar la caccia ai bosniaci, il comandante del contingente olandese delle forze di protezione dell’Onu si avvicina per fermarlo, ma Mladic lo ributta indietro con queste parole: «Io qui sono dio, e tu non sei niente»: in realtà non dice 'niente' ma pronuncia una parola oscena, con ciò volendo dire «quel che voglio io è il bene ed è tutto, quel che vuoi tu non conta». Era pronto a far fuoco sulle truppe olandesi, se lo avessero ostacolato? Le truppe olandesi così intesero, e lo lasciarono fare, e ancor oggi spartiscono l’onta di quell’episodio.

3) Mladic aveva una figlia, Ana, nell’età dell’adolescenza, e la figlia era innamorata di un ragazzo di etnia bosniaca, il padre non voleva quella storia in famiglia, perciò – è un sospetto, non confermato ma non smentito – fece in modo che il ragazzo (soldato) morisse in azione, la figlia si suicidò, chi dice 'per questo', chi dice perché sospettava che il padre fosse colpevole dei tanti massacri, non li impedisse ma anzi li ordinasse. La figlia si uccise con la pistola del padre, come per dire che era il padre che la uccideva. Correva voce che il padre andasse qualche volta sulla tomba della figlia, nell’anniversario della sua morte. Quando un parente va sulla tomba di un defunto, gli parla. Va lì apposta per un dialogo. Non sapremo mai cosa dicesse Mladic alla figlia morta per lui. Forse le avrà spiegato la grandezza smisurata e sovrumana del suo progetto storico, la costruzione della Grande Serbia. Ma comunque l’abbia messa, il suo discorso, nel nucleo della sua sincerità, significava in realtà questo: 'Tu vali molto per me, ma tu ed io valiamo meno del mio progetto, accetto la tua morte purché il mio progetto viva';

4) Mladic a Srebrenica fece una carezza a uno dei prigionieri che stava mandando a morire, a essere fucilati e poi gettati in fosse comuni, il prigioniero che lui carezzò era un ragazzo, vedo che qualche giornale ieri si soffermava su quest’episodio, citandolo come una prova di crudeltà, d’insensibilità; in effetti è impossibile non interrogarsi sul carnefice che carezza una vittima: cosa vuol dire, commozione? Compatimento? Fermiamoci su quest’ultima parola, che vuol dire 'soffrire insieme', ma cerchiamo di adattarla a quest’uomo, a questi uomini, a questi casi: il potente ha pietà del debole se lo libera dalla sofferenza, se invece gliela infligge sfida la pietà e la infrange. Parlo di Mladic ma anche dei tanti come lui. Soffrono di 'dismisura', quel peccato che i greci chiamavano hybris. Con l’hybris il peccatore sfida la divinità, se crede, o l’umanità, se non crede. Gli han dato una pena smisurata, che non finisce mai. E cioè: gli han dato il tempo che gli serve per capire le sue colpe. La speranza è che ne faccia buon uso.

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