L’uomo è per sua natura un cercatore. Cerca sempre il meglio, cerca qualcosa che soddisfi il suo desiderio di felicità, che risponda all’esigenza di compimento che abita nel cuore, anche se a volte non sa dargli un nome. E per trovare la risposta è disposto a mettersi in cammino. Il pellegrinaggio da Macerata a Loreto – il più partecipato in Italia tra quelli che si svolgono a piedi – ripropone da più di quarant’anni questa dinamica di ricerca di senso, che trova nel cristianesimo una risposta con cui misurarsi. Sarà così anche nella notte tra sabato e domenica, quando migliaia di persone si metteranno in cammino confrontandosi con la domanda che dà il titolo all’edizione di quest’anno: “Chi cerchi?”. È la domanda che Maria Maddalena si è sentita rivolgere da Gesù nel mattino della Resurrezione che la riempì di stupore.
È la domanda rilanciata da Papa Francesco: «Chi cerchi, non che cosa cerchi, perché le cose non bastano per vivere; per vivere occorre il Dio dell’amore (…). E se con questo Suo amore sapessimo guardare nel cuore delle persone che, a causa dell’indifferenza che respiriamo e del consumismo che ci appiattisce, spesso ci passano davanti come se nulla fosse, riusciremmo a vedere anzitutto il bisogno di questo Chi, la ricerca di un amore che dura per sempre, la domanda sul senso della vita, sul dolore, sul tradimento, sulla solitudine. Sono inquietudini di fronte alle quali non bastano ricette e precetti; occorre camminare, occorre camminare insieme, farsi compagni di viaggio». Si diventa compagni di viaggio anche con gente sconosciuta ma con la quale ci si sente accomunati dalla stessa tensione, dal desiderio che anima ogni cercatore.
Il pellegrinaggio da Macerata a Loreto ne è una testimonianza imponente (oltre centomila partecipanti negli anni prima del Covid) e insieme commovente perché muove i cuori, è un gesto semplice e popolare che esprime il bisogno di compimento che vive in ciascun uomo. Promosso da Comunione e Liberazione insieme alle diocesi delle Marche, raduna persone provenienti da tante diverse esperienze: movimenti, associazioni, parrocchie, amici musulmani, donne e uomini in ricerca. Una ricerca di senso che non diventa una comfort-zone nella quale isolarsi, ma abbraccia la realtà e le ferite del mondo. Lungo i ventotto chilometri del cammino notturno si ascolteranno le testimonianze di chi ha potuto “ripartire” dopo avere attraversato momenti di buio e si pregherà per la pace in Ucraina e nelle tante regioni dove si combatte la “terza guerra mondiale a pezzi”, per le vittime dell’alluvione in Romagna, per chi ha perso la vita nelle traversate del Mediterraneo, per chi è senza lavoro, per chi patisce le conseguenze della crisi economica.
E per ringraziare al termine dell’anno scolastico, come fu nelle intenzioni dei trecento studenti che nel 1978 aderirono alla proposta di un giovane insegnante di religione – don Giancarlo Vecerrica, oggi ottantaduenne vescovo emerito di Fabriano-Matelica e ancora infaticabile guida del pellegrinaggio – che li invitava a seguirlo lungo le strade che da secoli erano battute dai contadini marchigiani per andare al santuario di Loreto. È in quel luogo che secondo un’antica tradizione – confermata da solidi riscontri archeologici – si conservano le pietre della casa di Nazareth dove duemila anni fa una giovane donna ha ricevuto lo sconvolgente annuncio che Dio aveva deciso di venire a condividere i destini degli uomini. Per offrire la sua risposta a tutti i cercatori.