Ora che l’Europa tira, la ripresa comincia a produrre i suoi effetti e l’«uscita dall’euro» è passata di moda, i cattivi maestri e gli imprenditori della paura, in cerca di popolarità e di voti, si sono specializzati nella "guerra dei penultimi contro gli ultimi". La loro propaganda si basa su aberrazioni statistiche, errori concettuali, inversioni della scala di valori. Con una riproposizione ossessiva sui mass media "amici" di episodi a senso unico che proverebbero le loro tesi.
Dell’errore concettuale abbiamo parlato più volte. L’economia del "non aggiungi un posto a tavola", economia come torta fissa, gioco a somma zero, per cui se arriva qualcuno si prende una fetta della torta e ce n’è meno per me, non è una corretta rappresentazione della realtà. Che ci dice invece che da secoli le migrazioni sono un elemento fondamentale di riequilibrio e di sviluppo. Oggi i migranti che arrivano in altri Paesi creano lì valore, pagano contributi, portano novità, trasferiscono rimesse nelle terre di origine contribuendo a ridurre i divari che li hanno fatti partire. L’economia è un gioco a somma positiva dove l’incontro tra differenze produce valore superiore a quanto le stesse avrebbero realizzato separatamente. È attraverso l’incontro e la faticosa e rischiosa cooperazione tra diversi (fatta di fiducia e di meritevolezza di fiducia) che l’economia cresce e si sviluppa.
Se solo si volesse rispondere alla domanda su come essere felici, come essere soddisfatti e avere una vita ricca di senso, bisognerebbe partire da evidenze empiriche ormai consolidate che indicano che la via maestra è quella della generatività, ovvero del poter contribuire positivamente alla vita dei nostri simili. In questa ottica, cooperazione, solidarietà e accoglienza sono cardini fondamentali. E contribuire a risolvere i problemi di chi sta peggio (senz’altro chi è costretto a emigrare) aumenta la nostra capacità generativa.
Andando ancor più alla radice della questione, il dibattito si fa grottesco quando i cosiddetti "sovranisti" e – incredibile, ma vero – persino i razzisti (suprematisti o altro che siano) fanno riferimento ai valori cristiani. Basta avere una minima conoscenza non solo del Vangelo ma di tutti i testi biblici per capire che in essi, la costante della dinamica di progresso civile e spirituale nel cammino dell’umanità è caratterizzata da una sequenza di episodi molto simili tra loro. Una persona di origine straniera, non facente parte dei "nostri", irrompe con i suoi problemi nella nostra vita e ci spinge a fare un passo avanti nell’ottica della solidarietà e dell’integrazione. La risposta positiva è fonte di vita e di generatività per noi. Così nel mirabile episodio della quercia di Mamre, dove Abramo e Sara accolgono i forestieri e l’episodio si conclude con il "miracolo" della fertilità di Sara che ormai in tarda età riuscirà a concepire Isacco.
Così in moltissimi brani del Vangelo dove una delle costanti è il bisogno dello straniero (il Samaritano, la donna sirofenicia, l’incontro con il Centurione, tra i tanti) che spinge ad allargare il progetto di salvezza ai non ebrei. E così dagli Atti che raccontano la vita delle prime comunità cristiane apprendiamo che il confronto tra Pietro e Paolo sullo stesso tema si conclude a favore della rivoluzione paolina: non si è destinatari della salvezza in base a una virtù di origine e nascita, ma per una personale adesione valoriale senza vincolo di confini geografici. Questo stimolo costante ad andare oltre limiti e confini geografici, nella legge dell’amore, è l’essenza stessa del messaggio evangelico, in direzione esattamente opposta e contraria rispetto alla cattiva strada proposta dall’ideologia della chiusura alle differenze e dei respingimenti a prescindere.
Concludendo, è doveroso sul piano politico valutare quale sia il limite da porre è la risposta da articolare al grande problema dell’accoglienza di milioni di perseguitati e diseredati che premono ai confini del Nord del mondo (tenendo conto anche dei limiti e delle paure dei cittadini che i politici rappresentano). È però altrettanto doveroso evitare che questo dibattito alimenti valori incompatibili con la tradizione occidentale.
Che nasce dalle radici cristiane dell’invito ad andare oltre e ad accogliere ed è successivamente raccolto, per una dinamica di azione e reazione, dai princìpi 'laici' di eguaglianza, fraternità, solidarietà e tolleranza. Sono nostri valori spirituali, la nostra storia, le evidenze consolidate su ciò che rende una vita umana piena e degna di essere vissuta, e gli stessi principi di funzionamento dell’economia, che ci dicono che non possiamo e non dobbiamo cedere a populismi e xenofobia pena l’inaridimento delle sorgenti della nostra fertilità spirituale, umana e anche economica.