mercoledì 19 luglio 2017
Il presidente turco Erdogan, dopo avere stretto le maglie della politica, sembra volere restringere anche quelle della libertà di pensiero e di ricerca, in un apparente tentativo di imporre ...
Involuzione turca
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Il presidente turco Erdogan, dopo avere stretto le maglie della politica, sembra volere restringere anche quelle della libertà di pensiero e di ricerca, in un apparente tentativo di imporre un’ideologia di Stato che risponde soprattutto a finalità di potere. Quello che infatti viene riferito sulle riforme dei programmi scolastici ad Ankara sembra indicare un arretramento verso posizioni fondamentaliste e integraliste che non tengono conto dello stato delle conoscenze e delle esigenze formative degli alunni in un contesto culturale moderno.

L’eliminazione dell’insegnamento della evoluzione nelle scuole superiori, perché gli studenti non avrebbero la preparazione preliminare necessaria a sostenere un serio dibattito, lascia intendere il rifiuto di quanto viene comunemente ammesso sul piano scientifico (anche a prescindere dalla teoria esplicativa di Darwin) e un’opzione precisa verso il creazionismo, inteso nel senso classico che riferisce le differenze che si registrano nella storia della vita a un’azione diretta del Creatore. Possiamo affermare che i ragazzi sono in grado di cogliere quanto la scienza oggi ci dice e quello che non è in grado dire. Se si confronteranno con Darwin solo all’università (come prevede la riforma), arrivandovi con una chiusura mentale preconcetta, sarà difficile che possano affrontarlo laicamente e proficuamente.

Al di là della visione religiosa ispirata alla creazione, il dibattito sulla evoluzione nel mondo della scienza è sempre vivo. La teoria di Darwin, che ha proposto un modello facilmente comprensibile della evoluzione (vista come un fatto o meglio una serie di eventi verificatisi nella storia della vita), ha suscitato negli ultimi decenni una larga discussione in campo scientifico, non essendo ritenuto adeguato il modello (variazioni spontanee e selezione naturale) per spiegare diverse modalità evolutive. Ciò è stato messo in evidenza da vari scienziati, anche darwinisti, tra cui Fodor e Piattelli Palmarini, scienziati cognitivisti e atei dichiarati. La teoria dell’evoluzione richiede integrazioni che la scienza moderna cerca di offrire. E comunque non rende superflua la creazione che implica un rapporto ontologico con Dio agli inizi delle cose come nel loro esistere attuale.

Ma il pensiero del Corano – cui Erdogan vuole fare ampie concessioni, non si sa se per convinzione o per convenienza – pare contrastare radicalmente con la visione evoluzionistica, perché tutto viene riferito alla volontà e all’azione diretta di Dio creatore. Qualche anno fa fu diffuso un bellissimo atlante in cui erano rappresentati, in base alla ricostruzione fatta dai fossili, gli animali vissuti nel passato. Era realizzato da Harun Yahya ed ebbe larga diffusione. Si ammettevano lievi variazioni naturali nel passato, ma tutto veniva spiegato con la creazione diretta delle diverse specie da Dio.

Negli ultimi anni nel mondo musulmano si sono registrate anche posizioni moderne di sostenitori della evoluzione della vita o comunque non apertamente ostili. Un sondaggio della rivista Science di qualche anno fa riferiva delle diverse tendenze che si registravano nei Paesi islamici, mettendo in evidenza un fronte piuttosto variegato, segno di maggiore apertura alla scienza contemporanea. La riforma annunciata per le scuole della Turchia per molti aspetti segnerebbe invece un’involuzione in senso integralista dell’istruzione. Ciò si fa più chiaro con il proposito di inserire un capitolo apposito sul jihad e sul suo ruolo chiave.
In un momento in cui si allargano le frontiere dell’Europa e si avverte la necessità di una cultura che affratelli, certe chiusure rivolte alle giovani generazioni appaiono certamente stonate e preoccupanti.

Ma non si tratta solo di questo: quando il governo vuole imporre una sua realtà diversa rispetto a quella che emerge dalla libera ricerca e dal libero dibattito tra studiosi; quando ritiene i suoi cittadini incapaci di confrontarsi all’interno del metodo scientifico, per sua natura democratico e aperto alla falsificazione, nulla di buono può venire per un Paese e la sua fioritura, compresa quella economica, che si giova dell’innovazione che discende dalla non ostacolata concorrenza delle idee.

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