Qualche giorno fa il Papa ha rilanciato il 'patto educativo globale', invitando a ritrovare un’alleanza che impegni a formare persone mature. Alla luce di questo è utile una riflessione sulla necessità, nel processo educativo, di riconsiderare e garantire il 'diritto di non sbagliare', soprattutto in certe fasi delicate dello sviluppo. Ormai siamo abituati ad ascoltare, come un mantra, che tutti hanno il 'diritto di sbagliare'. Ed è vero, per carità! Anche su questo, però, dovremmo farci qualche domanda: chi è il soggetto a cui stiamo garantendo il 'diritto di sbagliare'? Un bambino, un adolescente, un giovane, un adulto? L’impressione è che per alcuni genitori ed educatori a volte questo non faccia nessuna differenza e lo sbilanciamento verso la garanzia del 'diritto di sbagliare' diventa addirittura un alibi ad un vero e proprio abbandono educativo.
Ma perché il 'diritto di non sbagliare', è così poco rilevante nella dinamica educativa di tanti ambienti, famiglia in testa? Come si fa, invece, a garantirlo? Certo non si tratta di cercare risposte e ricette preconfezionate, ma è importante, innanzitutto, riconoscere e liberarsi dalla pretesa di essere e dover rimanere neutrali, soprattutto in questioni di valori e significati da proporre e testimoniare. La 'neutralità' valoriale, a ben riflettere per altro impossibile, è una vera trappola.
La cultura pedagogica che respiriamo è ancora ossessionata dallo spauracchio dell’autoritarismo. C’è tanta enfasi sulla 'libertà', per altro individualisticamente intesa, e troppo poca sulla 'responsabilità'? Già Viktor Frankl tanti anni fa si augurava che in America accanto alla statua della libertà, si mettesse anche quella della responsabilità. Se a un bambino, a un ragazzo, si concede il 'diritto di sbagliare', senza dargli tutto ciò di cui ha bisogno anche per 'non sbagliare'; se quello che il ragazzo in formazione dice, fa o non fa viene considerato sempre 'neutro', senza che l’adulto prenda mai una posizione chiara, ferma, rispettosa e motivata per approvare, incoraggiare, oppure correggere e riconfermare, siamo sicuri di aiutare a formare persone mature? La nostra neutralità abbiamo mai pensato che l’altro può interpretarla come 'tu per me non vali la pena'? Immaginate il nostro ragazzo mentre pensa tra sé: 'Visto che qualunque cosa faccia o non faccia, di buono e non buono, agli occhi delle persone significative – mio padre, mia madre, il mio educatore – fa lo stesso, allora io per l’altro non sono importante'. Esagerazioni? Il diritto di non sbagliare non è un diritto di minore valore. Non abbiamo, forse, sufficiente esperienza che degli sbagli sarebbe meglio non farli o non averli fatti?
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Quante volte in certi casi si è innescata una catena dannosa, regressiva, autodistruttiva! In quante occasioni è diventato e diventa difficile se non impossibile rimediare, con tutto quello che comporta sul piano dell’autostima, dei sensi di colpa, del pessimismo etc. E che relazione e che proposta educativa è quella che garantisce il 'diritto di sbagliare', ma non quello altrettanto importante di 'non sbagliare', soprattutto in certi svincoli delicato del processo di crescita? Un’ultima considerazione: nel patto educativo è davvero necessario recuperare, rilanciare e motivare in maniera intelligente, una cultura del dovere e dei doveri.
Tra l’altro, perché qualcuno goda dei propri diritti, qualcuno deve osservare un dovere: se il bambino ha diritto a istruzione ed educazione, c’è qualcuno che ha il dovere di istruirlo ed educarlo. Non sempre c’è sufficiente consapevolezza che il venire meno ad un dovere, da qualche parte c’è qualcuno - in genere il più debole - che non può godere di qualche suo diritto. Perciò una cultura del 'dovere' è necessaria per garantire meglio i diritti. Lo diceva anni fa anche Rita Levi Montalcini che, in una sua relazione a Trieste nel 2016 tornava alla carica sul tema; fu proprio in quell’occasione che fu elaborata e resa nota la 'Magna carta dei doveri'. Ecco, dunque, due punti importanti della sfida e del nuovo patto educativo: garantire ed educare l’altro anche nel suo 'diritto di non sbagliare'; rieducarsi ed educare ad una nuova ed intelligente 'cultura del dovere'. In questo noi adulti siamo i primi responsabili e dobbiamo esserne i primi seri e gioiosi testimoni. Forse noi adulti dovremmo tener presente anche 'il dovere di non sbagliare'. O no?!
Sacerdote e psicologo