Occhi e cuore per chi soffre e muore. (Al resto non credete e non fidatevi)
sabato 9 aprile 2022

Mi scrive un medico che vede e riconosce chi ha molto potere e «non vuol sentire consigli». Io da cronista so che dovremmo tutti ascoltare la realtà, con infinito dolore e infinita pietà per ogni soldato e ogni civile che viene precipitato nella fornace atroce e ancora alimentata della guerra.

Gentile direttore,
desidero farle i complimenti per le sue posizioni sulla guerra in corso, espresse anche nel dibattito del 7 aprile a Piazzapulita su La7. Ho condiviso le sue parole nei confronti del vicesegretario generale della Nato Geoana e dell’ambasciatore Sessa. Nei giorni successivi mi è riecheggiata in mente la sua frase più dura: «Non mi fido e non vi credo». Mi sono chiesto perché mi restasse in testa? In un’ottica da talk show, ho apprezzato un moderato che bacchettava due arroganti. Poi ho fatto mio il suo dichiarato bisogno di giornalista di mettere gli interpreti della scena pubblica di fronte «alla prova dei fatti». La sua urgente necessità di ricordare loro che i diplomatici e gli strateghi militari hanno fallito, che la guerra infuria e che nessuno può accettare, in una circostanza così tragica, banali rassicurazioni preventive. Ma credo ci sia di più. Mi piace pensare che con quella frase lei rivendicasse per sé, e per tutti coloro che dedicano una parte del loro tempo a leggere, riflettere ed esternare con consapevolezza, prudenza e passione le proprie idee, il ruolo di risorsa. Poche persone, in questo momento, sono in grado di avere idee e opinioni strutturate sulla complessa situazione che viviamo. Non è facile che persone dotate di cultura, saggezza, visione e umanità abbiamo al tempo stesso le occasioni, la capacità e la voglia di mettere queste competenze al servizio di tutti. In questa luce il confronto di idee che l’altra sera andava in scena, con tutte le sue diversità e sfaccettature, dovrebbe essere visto, da chi deve prendere decisioni, come una grande opportunità per svolgere meglio i propri compiti. Ragionando così ho capito cosa mi ha profondamente toccato nel suo intervento. In un rapido rewind le frasi di Geoana e Sessa («Fidatevi!», ha scandito il primo, «Mi creda!», ha continuato a ripetere il secondo) sono suonate alle mie orecchie come se avessero detto: «Grazie a tutti, ma non abbiamo bisogno di altre opinioni» e, allora, lei, senza tergiversare, ha ricordato a loro che mai come ora chi comanda ho bisogno di ogni consiglio possibile.
Piero Tesauro, Milano


Grazie per la sua condivisione e per l’apprezzamento, gentile dottor Tesauro. Quel «non mi fido e non vi credo» mi è venuto dal cuore. Lei legge profondo... Per me è stato il modo più immediato per dire che un giornalista ascolta con rispetto tutti, ma non può e non deve prendere per oro colato ciò che gli viene detto, ed è tenuto a verificare ogni affermazione alla luce dei fatti. E i fatti d’Ucraina sono sotto gli occhi di tutti e come lei li tratteggia, e anch’io cerco di dire e di ricordare: una carneficina alla siriana, all’irachena, alla yemenita nel cuore d’Europa. Una tragedia scatenata dall’attacco deciso dal Cremlino e che è il risultato, nella migliore delle ipotesi, di un nuovo e drammatico fallimento politico-diplomatico propiziato dalle tattiche di Putin o, nella peggiore, di una spinta a una nuova “guerra fredda” premeditata a Mosca e altrove, a oriente come a occidente. Per tanti, e anche per me, è doloroso sino all’intollerabile che venga stretta sempre più una tenaglia terribile, che quasi solo papa Francesco continua a definire mostruosa, ripugnante, selvaggia, sacrilega... Una tenaglia giustamente esecrata in quanto prodotto dell’aggressione putiniana, ma al tempo stesso anche incredibilmente osannata dai corifei politico-mediatici della guerra di Putin e della guerra “per piegare la Russia” e “cacciare Putin”. Aggiungo solo, gentile dottore, certo che lei (che è medico) mi capirà benissimo, che non possiamo dimenticare che la terribile tenaglia bellica di cui parlo anche in questo momento sta stritolando senza pietà soldati ucraini schierati a legittima difesa della propria terra e civili ucraini, ma anche soldati russi mandati in guerra e civili ucraini russofoni. Dovremmo avere infinito dolore e infinita pietà per tutti loro. I primi li vediamo, anche fuori da ogni schema, con verità sconvolgente ed emozionante, gli altri – per l’arcigna censura decisa dal Cremlino e per le cortine delle propagande – invece no. O li vediamo solo deformati, come se ormai non sapessimo che cosa porta a fare, la guerra, e cosa fa patire agli uomini, alle donne, ai bambini. Anche per questo sulle nostre pagine abbiamo raccontato quasi con pudore, ma con schiettezza, grazie a Nello Scavo, storie di «disertori», ucraini e russi. Storie di uomini che umanamente han detto “no” a questa strage ingiusta e folle, scatenata sull’orlo dell’abisso della vera «fine della storia».


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