Sulle materne paritarie il consiglio comunale di Torino segna un clamoroso autogoal, confermando il taglio di 750mila euro ai fondi loro destinati. Non solo sconfessa l’operato della giunta guidata dal sindaco Chiara Appendino – che aveva assunto l’impegno di ridurre il taglio a 500mila (comunque oneroso per gli istituti) – ma conferma anche un antico pregiudizio che in diversi settori della politica italiana si mostra nei confronti della scuola paritaria, dal 2001 diventata parte integrante dell’unico sistema scolastico nazionale con la legge 62.
Ancora una volta, facendosi scudo delle necessità di bilancio, si colpiscono i fondi per questi istituti considerandoli luogo di istruzione soltanto per le famiglie 'ricche'. Una visione ideologica, antica e non veritiera come abbiamo dato conto molte volte nelle nostre pagine. E a rendere ancora più stridente questa posizione è il voler ignorare che le stesse materne comunali torinesi sono anch’esse paritarie, alla pari di quelle che questi tagli oggi colpiscono.
Ma oltretutto è davvero una scelta economicamente valida? No. Le paritarie non comunali di Torino senza quei fondi sono messe a rischio chiusura. E per non farlo saranno obbligate ad aumentare le rette. Risultato? Ad essere colpite saranno ancora una volta le famiglie, che già, in nome della libertà di scelta in campo educativo, si sobbarcano l’attuale retta. Per molte di loro sarà il colpo finale a questo diritto costituzionale. E dove andranno i bambini di queste famiglie? Chi potrà cercherà soluzioni in ambito familiare (magari coinvolgendo i nonni, immaginiamo), ma nella quasi totalità dei casi, richiederà questo servizio al Comune, quello stesso che ha tagliato i fondi alle scuole da cui provengono.
Ecco così che quel «risparmio» di 750mila euro potrebbe essere presto non solo vanificato, ma addirittura aggravato da un aumento dei costi per le materne comunali. Davvero una scelta lungimirante e di grande respiro quella compiuta dalla giunta e dalla maggioranza pentastellata del Comune di Torino. Ecco che il boomerang lanciato con questo taglio – che alla fine avrà danneggiato principalmente le famiglie – sarà così tornato a chi l’ha lanciato: il Comune.