venerdì 20 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Il mio primo incontro-scontro con Pannella avvenne nel 1980. Era la prima volta che andavo in televisione. Il programma si chiamava 'Ping-pong' ed era trasmesso in diretta subito dopo il telegiornale delle 20. Il dibattito esclusivamente tra lui e me riguardava l’aborto in vista del referendum dell’anno dopo. Gli posi una domanda che attende ancora una risposta: «Marco, prima di ogni altra discussione devi dirmi chi è per te il concepito? È o non è un essere umano?» Rispose che san Tommaso d’Aquino riteneva che l’anima fosse messa nel corpo soltanto dopo 40 giorni dal concepimento. Replicai che san Tommaso non possedeva l’ecografo e che la scienza non aveva ancora scoperto i meravigliosi meccanismi della generazione. Con la consueta abilità dialettica Pannella trascinò la discussione sulla contraccezione cosicché la mia domanda rimase senza una esauriente risposta. Ancora l’attendo, perché nei numerosi incontri pubblici e privati (siamo stati colleghi parlamentari europei a lungo), la mia affermazione è sempre stata annegata in altre problematiche molte delle quali mi trovavano d’accordo: la lotta contro la pena di morte e la fame nel mondo, il miglioramento della condizione carceraria... Una volta lui notò sul bavero della mia giacca usati come distintivo i 'piedini preziosi' che riproducono quelli di un concepito a tre mesi di vita. Mi chiese: «Che cosa sono?» Glielo spiegai e lui il giorno dopo comparve nel 'transatlantico' di Montecitorio con due piedoni neri di carta affissi sul suo vestito, simbolo – a suo dire – degli africani che muoiono di fame. Immagino che, al di là di ogni apparenza, nel suo impegno ci fosse la percezione della presenza nell’uomo di un mistero che lo rende trascendente su qualsiasi parte del Creato e che lo trascina in un misterioso 'oltre'. Spero che sia per questo che egli ha sempre evitato di rispondere a fondo sulla domanda fondamentale: «Quello che chiamano embrione è o no uno di noi?» Sono pronto – gli dicevo – ad accompagnarti nella difesa della vita già nata oppressa da qualsiasi violenza, ma tu, perché non riconosci il diritto alla vita dell’uomo anche quando è il più piccolo e povero di tutti? Madre Teresa di Calcutta, che lui certamente stimava diceva continuamente che «il concepito è il più povero tra i poveri». In uno di questi colloqui provai a profetizzare: «Vedrai che alla fine ti convertirai». Spero vivamente che le parole di papa Francesco siano entrate nel suo cuore. Ora che Marco ha lasciato questo mondo non posso fare altro che pregare per lui con amicizia: che il Signore della Vita lo accolga nelle Sue braccia misericordiose. Così potrà vedere senza contraddizioni il senso della vita umana e condividere quanto a tutti, e quindi anche a lui, ha detto Madre Teresa di Calcutta che sarà proclamata Santa nell’Anno della Misericordia: «Quel piccolo bambino non ancora nato è stato creato per una grande cosa: amare ed essere amato».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: