Giovani leader della pace. Il diritto di compiere il passo possibile
domenica 4 giugno 2023

Nell’udienza di mercoledì 31 maggio, papa Francesco ha apprezzato i giovani di Rondine Cittadella della Pace, perché «hanno deciso di non essere più nemici» e li ha indicati come «esempio per chi ha responsabilità politiche». Pur venendo da luoghi di guerra, Ucraina e Russia in primis, ma anche da Palestina, Israele e Libano, Armenia e Azerbajan, Bosnia, Kosovo e Serbia, e da altri “pezzi” della «terza guerra mondiale», questi giovani hanno scelto di diventare leader per i propri popoli, pur restando differenti nelle proprie storie personali, culturali, nazionali e religiose, ma annullando tra loro l’inimicizia, cioè svelando l’inganno che li separa e alimenta la spinta alla distruzione.

È un inedito percorso di pace, ai confini dell’utopia, eppure concreto, che suggerisce alcune riflessioni per tutti noi. Il loro cammino, seppur mosso dal grande sogno della pace, inizia sempre da un «passo possibile». Un passo che è un “sì” alla semplice proposta di incontrarsi, con il rischio di dar vita a una nuova relazione, ignota, forse una nuova storia. Un “sì” che prepara alla convivenza e consente di uscire dai veleni della cultura dell’odio, della continua contrapposizione, per cercare il volto dell’altro oltre le propagande. L’altro in carne e ossa, sorprendentemente simile nei costitutivi umani fondamentali: vulnerabilità, paure, sofferenze, insieme a desideri, valori, coraggio. Così si dischiude il futuro, perché la storia si fa con i “sì”, non con i “se”. La loro testimonianza riafferma il valore d’incontrarsi tra differenti “rivali” – termine che non significa essere nemici, ma stare su rive opposte – e di dialogare persino quando sembra inutile.

Restare insieme, anche solo in silenzio, mentre la storia porterebbe a troncare le relazioni, è una navigazione controcorrente, è profezia: indica il futuro oltre il buio del presente, l’iniziale farsi dell’arcobaleno mentre ancora c’è il diluvio. In tal senso le parole d’incoraggiamento del Santo Padre, forti e potenti verso un pubblico mondiale, ma anche quelle confidenziali al termine dell’udienza – «Andate avanti, continuate così, avanti!» –, hanno restituito a questi giovani il riconoscimento di cui hanno bisogno.

Un bisogno che alimenta la riflessione nelle nostre società senza guerra, ma intrise di tensioni, disagio sociale, marginalità: il diritto di compiere il «passo possibile», per quanto non si posseggano tutte le risposte alle domande poste dalle tragedie belliche. La dignità di esprimere anche solo un bisogno, un desiderio, senza ricevere squalifiche perché non si è esperti di geopolitica e di armamenti. La scelta di prendere iniziative – di studio, di marce, di digiuni, di preghiere – per aprire varchi nel muro invisibile dell’indifferenza.

Una giovane leader di Rondine, armena, ama ripetere: «Cosa c’è di peggio della guerra? Abituarsi alla guerra».

La richiesta di pace ha valore in sé, anche se non porta subito a trovare le soluzioni. I giovani e i cittadini non sono i decisori, non hanno responsabilità politiche, ma questo non può e non deve divenire motivo per squalificare e inibire la richiesta che dal basso deve essere invece continua: «Trovate voi soluzioni di pace!». Con la crisi della leadership mondiale è più che mai necessaria una sollecitazione dal basso, che nasce dall’indignazione. Gesti diversi possono inventare percorsi di pace portando valore culturale, sociale, politico e spirituale: senza questi, l’unica deriva possibile è la convinzione che la guerra si risolva solo con le armi.

Un giovane mi ha raccontato che il giorno successivo a una marcia per la pace, al rientro in classe, la professoressa disse: «Avete marciato: ora credete che Putin vi ascolti?». Ecco il cinismo adulto che aggredisce il «passo possibile» e ferisce la nascente coscienza civile dei giovani. Papa Francesco è invece l’adulto che protegge e incoraggia il «passo possibile» verso sorprendenti percorsi di pace. Nel centenario della nascita di don Lorenzo Milani mi piace pensare che l’incoraggiamento di Papa Francesco ai giovani ex nemici di Rondine e a tutti i giovani prosegua il suo dialogo con don Lorenzo, quando nel 2017 ha sostato davanti alla sua tomba di Barbiana. Una risposta alla professoressa-fotocopia di colei alla quale fu rivolta la “storica lettera”: se obbedire alla vostra coscienza vi sembra che sia tradire chi alimenta l’indifferenza, il cinismo, la contrapposizione, l’odio e la guerra, ricordate che «l’obbedienza non è più una virtù!».

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