«Je ne suis pas autiste» ha detto Francois Fillon tre volte, ieri al telegiornale di France 2. Per molti è stato troppo, tre volte. Per alcuni anche una volta sola. Subito si leggeva in Twitter: «Si può dire a Fillon che autista non è un insulto?», «L’autismo è una malattia riconosciuta, essere autisti non significa essere stupidi», «I 650.000 autisti in Francia e le loro famiglie apprezzano Fillon», «Non è autistico. Forse. Ma gli autisti non sono ladri e bugiardi», «Io sono autista, in buona salute, certamente più lucido di te e vaff...». Ségolène Neuville, Segretaria di Stato per la disabilità e la lotta contro l’esclusione, ha twittato: «Il marchio di un profondo disprezzo per le persone con disturbi dello spettro autistico».
Se avesse detto 'Non sono cieco' i ciechi avrebbero protestato? Le tante immediate reazioni di persone toccate dall’autismo indicano forse quanto esse siano più attente e riflessive di altri: orecchie e cervello bene aperti. È il contrario di ciò che Fillon voleva esprimere: non sono incapace di percepire e comprendere le critiche. Due sintomi dei 'disordini dello spettro autistico' (Dsa) sono descritti dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali Dsm-5: deficit nella comunicazione e interazione sociale, interessi o attività o modi di comportamento ristretti e ripetitivi.
Fillon non ha certo questa sindrome, ma l’ostinazione e la insufficiente sensibilità a ciò che ora gli sta accadendo intorno rendono ancor più maldestro il suo « Je ne suis pas autiste». «Analitiche e creative nel pensare, meticolose, originali, corroborantemente diverse – così sono le persone con la sindrome di Asperger. Approfittate di talenti e capacità fuori dall’ordinario. La nostra agenzia vi sostiene nei settori della progettazione grafica, dello sviluppo web e dell’ingegneria del software» recita la pagina internet di 'asperger AG' l’azienda zurighese fondata nel 2008 da Susan Coza, una donna toccata dalla sindrome di Asperger – una forma di autismo. Con lei lavorano solo persone con la stessa sindrome. Le loro prestazioni sono superiori alla media. Insomma, gli autisti (in senso medico) non sono affatto 'autisti' (in senso giornalistico).