martedì 10 maggio 2016
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D avide Giacalone ('Libero', 8/5, p. 10: «L’Europa, madre dei diritti non ammette tutte le culture ») premette un riassuntino tutto suo della storia della Chiesa cattolica per rimproverare a Francesco che elogerebbe il «multiculturalismo » e usa il termine «migranti », per lui «truffa semantica» che nasconde «i clandestini». Equivoco patente: la «multiculturalità» elogiata dal Papa davanti ai leader europei non dice ammissione di ogni realtà contro i diritti umani, per esempio liceità di poligamia ed incesto, mutilazioni genitali e altro. Troppo zelo ostile! Altra confusione, sempre 8/5 ('La Lettura' del 'Corsera', p.19): «L’I-slam non temeva il sesso. Ora ha paura delle donne». Leila Slimani in due parti presenta tremende realtà della condizione delle donne nell’islam, ma prima di passare alla seconda scrive: «Sulla sessualità delle donne musulmane non bisogna però dipingere un quadro dalle tinte troppo fosche e senza sfumature »! Poi però – con quella raccomandazione invano al centro – riprende, e anche in peggio, i toni della prima parte. Altro malinteso, qui con mia sorpresa: ieri sul 'Fatto' (p. 16: «Come si seleziona la classe dirigente. La scuola dei gesuiti (e dei comunisti)») Fabrizio D’Esposito, in genere serio e informato, racconta un libro dello storico Adriano Prosperi, qui già segnalato, ma lo fa prendendo sul serio l’assurdo parallelo tra il celebre «quarto voto » dei Gesuiti – Ignazio nel 1534 riuscì così a ottenere da Paolo III l’approvazione della sua Compagnia – e la atroce disciplina del «comunismo sovietico» dittatoriale e totalitario, con appendici anche all’interno del Pci ai tempi di Stalin e anche di Togliatti… Ma no? Guardi la straordinaria varietà dei grandi Gesuiti in 5 secoli, liberi e fedeli insieme fino a oggi, e vedi quanto è stralunato questo parallelo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Lupus in pagina
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