Riprende in Parlamento il dibattito sulla legalizzazione della cannabis, ma si sentiva il bisogno di un provvedimento simile? Che il mercato sia in mano alla delinquenza è certamente orribile, ma ricordiamo ancora, a distanza di un mese, le parole della madre del ragazzo suicida per possesso di droga a Lavagna: «Vi vogliono far credere che fumare canne è normale», una frase che ha fatto riflettere molti sulle strategie da prendere: liberalizzare o affrontare finalmente il disagio? Perché la droga non è democratica, ma allontana dalla consapevolezza dei veri diritti; perché la droga non è innocua; e perché risolvere il problema senza guardare alle cause non va bene. Sono molti i segnali che arrivano in questo senso dai singoli, dalle comunità di recupero, dalla letteratura scientifica. Un recente e approfondito studio epidemiologico americano mostra che legalizzare la cannabis ne fa perdere il senso di pericolo e dannosità tra i giovani.
La rivista «Jama» (il Journal of American Medical Association), una delle più importanti al mondo, spiega bene il fenomeno con le parole della ricercatrice Magdalena Cerdà, dell’Università della California: in alcuni Stati Usa «con la legalizzazione, la marijuana è stata resa meno stigmatizzata, aumentando così le probabilità del suo uso tra i giovani». Anche l’American Academy of Pediatrics contrasta la liberalizzazione per i rischi sullo sviluppo neurologico e cerca di far fronte ai danni negli Stati dove è stata liberalizzata. La legalizzazione potrebbe diventare legge dello Stato anche in Italia se arrivasse in porto il progetto di legge n. 3235 del 16 luglio 2015 («Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati») a firma di un nutrito gruppo di parlamentari, primo dei quali Roberto Giachetti (Pd). L’opzione antiproibizionista magari nata con intenti positivi (si parla di «una dimostrabile efficienza sul piano fiscale ed effetti positivi sul piano sociale e sanitario grazie al controllo della qualità delle sostanze vendute, e del contrasto delle organizzazioni criminali»), nulla fa contro la banalizzazione dell’assunzione di droghe, un vero e proprio negazionismo che, soprattutto ora, andrebbe invece scoraggiato. La proposta di legge ha il difetto di tutti gli antiproibizionismi: pensare e far credere che la droga sia 'normale', inevitabile, sanzionando il commercio di cannabis nei confronti dei minori ma non il possesso da parte loro, e riconoscendo implicitamente che non si riuscirà mai a far sparire il mercato nero per questi ultimi.
Ci piacerebbe invece vedere una legge che avesse al centro la chiara preoccupazione di arginare la diffusione di tutte le sostanze che danno dipendenza come anche di smentire chi racconta che 'tanto non fanno male'. E la cannabis dà dipendenza, come spiega il National Institute of Drug Abuse americano. Un tentativo di scoraggiare l’uso è in atto proficuamente con il tabacco, il cui consumo non a caso è calato drasticamente negli ultimi anni, e cresce la consapevolezza che un atteggiamento simile andrebbe esteso anche ad alcol e gioco d’azzardo. Non sentiamo però alzarsi voci per mettere in guardia dai danni indotti dal consumo di cannabis. È semmai vero il contrario: consentire la coltivazione in proprio e 'di gruppo' della cannabis, come fa la suddetta proposta di legge, quasi fosse un simpatico e innocuo passatempo, non è precisamente un modo per scoraggiarne l’uso. Riporta l’Osservatorio sulla droga della Presidenza degli Stati Uniti che in Colorado dopo la liberalizzazione i morti per incidenti d’auto legati all’uso di marijuana sono aumentati del 48%, mentre il consumo tra i giovani è cresciuto del 20% e l’uso tra gli adulti del 17. Ma c’è un dato ancora più allarmante: come riporta la rivista dell’American Medical Association, si diffonde l’uso della marijuana contro la nausea in gravidanza, con terribili rischi di danni cerebrali per il nascituro, 'tanto non fa male'...
Chi vuole liberalizzare la cannabis faccia vedere che è veramente cosciente di quanto spiega la letteratura scientifica sui danni indotti: allora discuteremo su quale strada possa essere percorsa che non sia da un lato quella del carcere e dall’altro la vendita al supermarket. Ma vale la pena discutere solo con chi non nega la realtà, raccontando che la droga è innocua. Vogliono allontanare le manette per i consumatori? Facciano una proposta di legge 'antinegazionista', che scoraggi chi sulla pelle dei giovani rimuove la pericolosità delle droghe. Su questa base condivisa sarà più semplice trovare soluzioni efficaci.