La piaga della pedofilia è ripugnante ed estesa. I lettori di questo giornale lo sanno bene, perché ce ne occupiamo da molti anni, da assai prima che l’argomento diventasse mediaticamente caldo e una campagna ostile alla Chiesa – generata anche da ben noti errori e sottovalutazioni al suo interno, soprattutto da parte di alcune realtà locali – puntasse incredibilmente a far diventare gli abusi sessuali sui minori una sorta di questione “cattolica”. L’esemplare azione contro la pedofilia voluta da Benedetto XVI e confermata da Papa Francesco all’insegna della «scelta preferenziale per le vittime» e della cosiddetta «tolleranza zero» nei confronti degli autori di abusi appartenenti alla Chiesa è, però, ormai nota nelle sue linee portanti non solo dai lettori di questo giornale. Così come tanti – quantomeno tra addetti ai lavori e giornalisti – dovrebbero sapere che la Chiesa cattolica è oggi tra le istituzioni che si sono date le regole più severe a questo proposito. La pedofilia, secondo le norme vaticane, e secondo le indicazioni fornite dalla Santa Sede alle Conferenze episcopali nazionali, è già da alcuni anni un crimine che non conosce prescrizione. Anche quando gli Stati mettono una pietra sopra gli abusi, la Chiesa – se c’è un suo membro coinvolto – non lo fa.Partiamo da qui, in questo commento, perché un documento Onu reso noto ieri – le «osservazioni conclusive» del Comitato per i diritti del fanciullo relative alla Santa Sede – mostra, in diversi suoi passaggi e nel tono complessivo, di non tenere conto di tutto ciò che abbiamo rapidamente richiamato e che, pure, nelle scorse settimane era stato al centro di un incontro nella sede ginevrina delle Nazioni Unite con una delegazione vaticana. Questo non cambia la realtà: la posizione della Chiesa è chiara, la sua linea d’azione è verificabile, la fermezza con cui si sono corrette storture e ambiguità nella “gestione” dei casi di abuso nei confronti di minori può suonare di monito (e meno male!) e indicare la via a strutture nazionali e internazionali incapaci di fare altrettanto per sgominare, o almeno ridurre in modo serio, le ributtanti e remunerative reti della pedopornografia, della prostituzione minorile e del turismo sessuale.Quanto accaduto sconcerta e interroga profondamente chi, come noi, continua a credere che l’Onu possa essere la sede dove far lievitare e consolidare una salda e sana cultura dei diritti umani fondamentali nonché individuare e affinare gli strumenti di governo della grande comunità dei popoli e degli Stati della nostra Terra. Ma ancor di più colpisce un particolare, che non può non risultare rivelatore: in un testo che dovrebbe avere al suo centro il tema dei «diritti del bambino», la Chiesa cattolica si ritrova accusata anche per il fatto di non approvare l’aborto e di affermare che il matrimonio è solo relazione fertile tra un uomo e una donna. Davvero qualcuno pensa di riuscire a far passare l’idea che l’eliminazione di un bambino non nato o la sua manipolazione in laboratorio sia un “diritto” del bambino stesso? Davvero qualcuno progetta di imporre alla Chiesa di rinunciare a una parte del suo umanesimo? Davvero qualcuno ritiene di poter intimare il silenzio a una Chiesa che, nonostante gli errori di alcuni suoi figli (e nessuno è mai perduto, qualunque cosa decida la giustizia umana, se ripara il male fatto e chiede perdono), sta tenacemente dalla parte dei “piccoli”?Il capo della delegazione della Santa Sede a Ginevra, monsignor Tomasi, ha ammesso ieri, alla Radio Vaticana che ben note lobby hanno «certamente» influito sulla redazione di queste Osservazioni conclusive. Un testo che a noi – tifosi dell’Onu epperò cronisti attenti – appare purtroppo e soprattutto segnato da un aggressivo intento propagandistico e che, proprio a causa di questa sua palese ostilità, finisce per mortificare anche alcune interessanti riflessioni contenute al suo interno. Un doppio boomerang, che però altrettanto certamente non cambia l’impegno della Chiesa e di tantissimi cattolici in ogni parte del mondo, nei Paesi “centrali” e ricchi e in quelli poveri e “periferici”. Una scelta senza ombre, frutto del Vangelo e di autentica umana solidarietà, a difesa dei bambini: abusati per sesso o per cupidigia, abbandonati dai genitori o dimenticati da chi fa le leggi, abortiti o in cento modi ridotti a oggetto. Dalla parte dei bambini e delle bambine, da adulti responsabili, sempre.