Dare vero valore alla scuola non è fissare date
domenica 20 dicembre 2020

Caro direttore,

la questione spinosa dell’apertura o meno delle scuole a gennaio, dopo le festività natalizie, è stata sinora affrontata dal Governo e dalla politica in maniera ideologica o a colpi di slogan, perdendo di vista la concretezza degli interventi seri da mettere in campo e senza, soprattutto, quel necessario confronto con chi rappresenta i docenti e tutto il personale della scuola. Abbiamo oggi circa 60mila cattedre scoperte che arriveranno a 100mila il prossimo anno. Nessuno si è posto il problema su quando e come saranno coperti questi vuoti di organico per garantire le attività scolastiche 'in presenza'.

Cosi come poco o niente si è fatto finora da parte di Stato e Regioni per garantire trasporti sicuri degli studenti nelle nostre città, utilizzando pienamente le risorse stanziate. L’altra domanda cruciale è questa: abbiamo il personale sanitario sufficiente per fare i tamponi veloci in tutte le scuole in modo da scongiurare il rischio di quarantene forzate di alunni e famiglie? Questo significa richiamare la centralità della concretezza e delle cose da fare che la Cisl, insieme alla nostra categoria della scuola, ha ripetutamente chiesto al Governo in questi mesi. Il tema – che so, direttore, esserle caro – è se riusciamo a mantenere le scuole aperte per tutto l’anno e non richiuderle dopo un mese. Tornare alla didattica in presenza è, anche per noi, questione identitaria, perché la scuola è essenziale e fa sentire anche più sicuri e meno soli i nostri figli e nipoti. Il mondo scolastico ha fatto un miracolo in questi mesi di pandemia, inventandosi la didattica a distanza e senza dotazioni digitali, per non abbandonare gli alunni a sé stessi e garantendo la conclusione dello scorso anno scolastico.

Ma di questo quasi nessuno parla. Una cosa è la realtà, altra cosa è la narrazione fuorviante cui continuiamo ad assistere. E questa considerazione va estesa a milioni di lavoratori pubblici, a cominciare dal personale della sanità, che, nonostante la carenza di mezzi e di organici, è riuscito a creare le condizioni per assistere e stare vicini a milioni di persone. Eppure c’è chi, nel mondo politico, accademico ed anche giornalistico, continua a dividere il mondo del lavoro, agitando il tema dei presunti più «garantiti» rispetto ai lavoratori del settore privato. Per mesi li abbiamo definito «eroi», ma questi stessi lavoratori pubblici sono attaccati brutalmente per la questione dello 'smart working' che, tra l’altro, come tutti sappiamo, è stabilito dalla legge e lasciato alle decisioni dei dirigenti senza un minimo di confronto sulle dotazioni tecniche, sull’esistenza o meno della banda larga, sul diritto alla disconnessione.

Si vuole solo suscitare un sentimento di invidia sociale, di rancore che non esiste tra i lavoratori come abbiamo visto in occasione delle sciopero del pubblico impiego dove tutte le nostre categorie hanno espresso solidarietà ai dipendenti statali che reclamano oggi il diritto a un contratto dignitoso. Cerchiamo di essere un Paese serio e responsabile. Serve un deciso cambio di passo per quanto riguarda gli investimenti nella Pubblica Amministrazione a cominciare dal settore dell’istruzione. Va colmato, in prospettiva, lo scarto che ci separa dal livello di spesa in conoscenza medio nella Ue: un futuro che si comincia a costruire con le scelte di oggi, a partite dall’utilizzo delle risorse messe in campo dal Next Generation Eu . La vera garanzia per i lavoratori è la competenza che non può essere disgiunta dalla scuola 'comunità' che vogliamo costruire attraverso una interazione e una sinergia tra scuola stessa, università, altra formazione, territorio, mondo delle imprese.

Questa è la sfida. Ecco perché occorre da subito un impegno più incisivo del Governo, che non si deve fermare a promesse e annunci. Il rientro a scuola non si fa scegliendo semplicemente una data. Vanno garantite le condizioni perché la ripresa avvenga con organici adeguati e stabili, in sicurezza per studenti, personale e famiglie. C’è, poi, bisogno di tanta partecipazione, di responsabilità condivise da tutti, non di scelte calate dall’alto. Se si vuole davvero riconoscere il valore del lavoro nella scuola si apra subito il confronto per rinnovare il contratto nazionale. La ministra Azzolina dia un segnale chiaro in questo senso. Investire nella scuola significa investire su tutto il Paese.

Segretaria generale Cisl

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