venerdì 8 novembre 2024
Pubblichiamo uno stralcio della prefazione che le professoresse dell’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno scritto nel libro tratto dalla campagna giornalistica di Avvenire “Donne per la pace”
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Esce venerdì 8 novembre nella collana Pagine prime di Vita e Pensiero e Avvenire il libro “Donne per la pace. Voci che hanno cambiato la storia” (pagg. 234, euro 18). Il volume, a cura delle giornaliste di Avvenire Lucia Capuzzi, Viviana Daloiso e Antonella Mariani, raccoglie i contenuti della campagna sviluppata a partire dall’8 marzo 2024, con interviste a vincitrici di Premi Nobel per la pace, mediatrici, attiviste per i diritti umani di tutto il mondo, che raccontano la loro esperienza nella costruzione della pace nei rispettivi Paesi e il contributo specifico delle donne nella risoluzione dei conflitti. Pubblichiamo qui la prefazione di Raffaella Iafrate e Claudia Mazzucato dell’Università Cattolica. Il libro sarà presentato sabato 9 novembre, a Roma, alle 16 a The Space Cinema Moderno, in piazza della Repubblica 43/45 nell’ambito degli appuntamenti del Medfilm Festival, e lunedì 11 novembre all’Università Cattolica di Milano in Largo Gemelli 1 alle 17.30.

Chi sono le Donne per la pace? Premi Nobel, diplomatiche, esponenti politiche, giuriste, giornaliste, artiste, medici, discendenti di famiglie reali o appartenenti a minoranze indigene, sopravvissute a genocidi e altre atrocità, madri orfani dei loro figli, figlie orfane dei loro genitori, vedove, persino la capitana della squadra nazionale di calcio di un paese africano lacerato da conflitti. Agli occhi di qualcuno, le diversissime donne di questo libro hanno in comune l’essere vittime: di guerre, dittature, crimini internazionali o comuni, della mafia o della colonizzazione e di altro ancora.

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Ma il termine “vittime” non corrisponde al vero se vi si legge soltanto l’espressione di una vulnerabilità passiva: le nostre Donne per la pace sono l’esatto contrario. Trasformano la vulnerabilità in forza e impegno, la passività in attivismo, la minaccia in coraggio, l’emarginazione in centralità, la ferita in pungolo per il cambiamento, il dolore in solidarietà e compassione. Le parole chiave che attraversano i loro racconti sono sempre parole che dicono del valore dei legami, dell’importanza di umanizzare l’altro, della potenza del perdono. Diversissime quasi in tutto, le donne di questo libro sono invece simili nell’esercizio delle virtù cardinali: fortezza, temperanza, giustizia, prudenza. Tutte danno spessore e concretezza alla speranza. Con il piglio rapido e vivace dell’intervista giornalistica, ricca di notizie anche sull’attualità, e grazie all’intensità delle testimoni e delle loro storie, ricche di coraggio, inventiva e tenacia, il libro è un viaggio intorno al mondo e all’umanità alla prova delle situazioni estreme.

Lucia Capuzzi, Viviana Daloiso e Antonella Mariani, con il sostegno di altri, si sono messe al servizio delle donne per la pace e delle loro ardue intraprese: ascoltandole, incontrandole, visitandole nei luoghi dove vivono e operano, è nata l’idea di documentare (e studiare in senso stretto) il ruolo delle donne nei processi di pacificazione, a partire dalle donne stesse, di darvi eco, disseminarlo e divulgarlo nel senso più nobile e alto del termine. Accanto e oltre le pagine della testata, a cascata, sono nate altre iniziative: per esempio, da un lato, il sostegno fattivo ad alcuni dei progetti delle donne che qui si raccontano, dall’altro la promozione tramite lo stesso Avvenire di una vera e propria petizione per dare ulteriore impulso, anche in sede europea, all’agenda Donne e Pace delle Nazioni Unite per concepirla come un impegno di (più) seria inclusione e partecipazione, ben oltre un certo femminismo di facciata e incurvature partigiane.

Ed è così che chi scrive ha avuto l’occasione di prendere parte attiva nell’impresa, offrendo il proprio contributo scientifico, sfociato nella redazione a più mani della Petizione al Parlamento Europeo per l’adozione di una risoluzione in materia di promozione di interventi di “diplomazia riparativa” in occasione della Giornata Internazionale della Donna (8 marzo 2024). Donne per la pace reca un messaggio tanto positivo quanto concreto. privo di trionfalismi e semplificazioni e ricco di umiltà, coraggio e dedizione. Donne per la pace offre esempi altrettanto concreti e fa dunque appello a ognuno, a ognuna, di noi, perché ciascuno, ciascuna, possa fare la differenza nel luogo, nel tempo e nel contesto in cui si trova. Ed è da questa differenza, anche nel quotidiano, che comincia la via inesauribile e sempre necessaria della costruzione della pace tra individui, popoli e nazioni. Una pace, ci racconta questo libro, che è tanto più significativa, perché non è appaltata, né è prerogativa, delle élite (politiche, militari, economiche, ecc.), bensì ha come protagonista proprio chi le disuguaglianze, le discriminazioni, i soprusi e le violenze hanno reso, e ancora rendono, senza diritti, senza potere, senza voce. Come tante donne, e non solo.

Davanti alla forza negativa della prepotenza si fa avanti piano, ma inesorabilmente, anche una forza opposta: un’istanza mite, persuasiva, contagiosa, non divisiva, che ha la sua scaturigine – come testimoniano gli incontri e i volti di questo volume – nell’esperienza vissuta, la quale suscita, almeno nelle figure illuminate e illuminanti che qui prendono la parola, un desiderio di azione coerente con le esigenze stesse di vita e futuro di chi è immerso, chi è immersa, nell’ingiustizia, nella prevaricazione e nella morte. È solo recuperando e risanando l’umanità di tutte e tutti, di ciascuna e ciascuno, che l’umanità in quanto tale sarà custodita e avrà un futuro.

Raffaella Iafrate, Professoressa ordinaria di Psicologia Sociale, Delegata rettorale alle Pari Opportunità, Centro d’Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia, Università Cattolica del Sacro Cuore

Claudia Mazzucato Professoressa associata di Diritto penale e Giustizia riparativa, Alta Scuola “Federico Stella” sulla Giustizia Penale, Università Cattolica del Sacro Cuore

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