As.Tro (Confindustria), attraverso il suo presidente, protesta ancora una volta per un nostro articolo, ma sbaglia toni e bersaglio. Il gran nodo sono i pressanti tentativi di attenuare, aggirare e abbattere controlli e vincoli
Signor direttore,
abbiamo letto con stupore l’indebito richiamo all’associazione che presiedo contenuto nell’articolo di Antonio Maria Mira, pubblicato il 15 dicembre sotto al titolo «Slot truccate per impedire i controlli – Quando l’azzardo legale diventa illegale». Nel descrivere la cronaca di un’inchiesta ancora in corso da cui emergerebbe che delle società operanti nel comparto del gioco legale avrebbero compiuto degli illeciti di rilievo penale, il giornalista richiama un intervento con cui As.Tro, nel replicare all’articolo di un altro quotidiano, aveva stigmatizzato una frase con cui il giornalista aveva sostanzialmente equiparato le imprese operanti nel gioco legale alle organizzazioni criminali. Ebbene, secondo Mira, che definisce l’intervento di As.Tro «stridente» con i fatti di cronaca citati, le suddette inchieste darebbero conferma di quella equiparazione tra le imprese del gioco legale e la criminalità organizzata. La scorrettezza giornalistica che sta dietro a tale forzato sillogismo risulta del tutto evidente. Basterebbe scorrere le cronache quotidiane, per apprendere dell’esistenza di reati commessi nell’esercizio delle attività di imprese impegnate in tutti i settori di mercato del Paese: si pensi ai reati fiscali, ai reati fallimentari, alla corruzione, alla concussione, ai reati ambientali, ecc. Questo significa che il mondo imprenditoriale italiano è interamente gestito dalle organizzazioni criminali? Occorre inoltre precisare, che proprio quel quadro di regole, limitazioni e controlli che compongono il sistema del gioco pubblico legale (che il vostro giornale vuole debellare anche attraverso lo strumento della diffamazione di chi opera al suo interno) ha consentito all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di accertare le presunte attività illecite di cui si parla nell’articolo. Valuterò quindi, con i legali e gli organi direttivi dell’associazione, le iniziative da intraprendere a tutela delle aziende che mi onoro di rappresentare.
Massimiliano Pucci, presidente As.Tro
Lo stupore è tutto nostro e mio, signor presidente Pucci. Sono certo che i suoi consulenti legali l’aiuteranno ad aver chiaro, anche solo scorrendo il testo inappuntabile scritto da Toni Mira, collega di grande esperienza e autorevolezza, che un giornale garantista come “Avvenire” (garantista non per moda, ma per uno stile informativo conosciuto e riconosciuto da decenni) non “pregiudica” mai nessuno e che anche stavolta è così. Siamo garantisti con ogni indagato, ma non per questo rinunciamo a mettere in fila i fatti. E da anni, purtroppo, dando conto di inchieste giudiziarie, audizioni e convegni parlamentari, rapporti della autorità finanziarie, dati statistici incontrovertibili dobbiamo constatare e segnalare la permeabilità del sistema dell’azzardo legale da parte di un azzardo malavitoso o “solamente” illegale che lo contorna, lo assedia, lo sfrutta e in diversi casi lo infiltra. Ricordarlo è un servizio alla verità. E il nostro è un lavoro rigoroso e serio, per questo scomodo e per qualcuno addirittura «indebito» . Considero, perciò, la sua replica adirata, e al limite dell’insulto calunnioso, una nervosa conferma di questa sano e – lo ammetto – ingombrante servizio d’informazione libero e fondato. Avrei apprezzato davvero molto una sua lettera di chiara e severa reprimenda non contro chi informa ma, pur con le necessarie cautele garantiste, nei confronti di chi continua a deformare le attività dell’azzardo legale. Che tuttavia non è un settore come qualsiasi altro, perché l’azzardo non è un’impresa che produce beni e offre servizi che si prendono cura della nostra vita, e soprattutto non è un gioco, ma è un’attività che crea dipendenza in molti casi patologica e provoca spesso drammatiche conseguenze sociali ed economiche. Una realtà autoevidente che, pure, studiosi e inquirenti certificano e che gli operatori di Sert, comunità di recupero e fondazioni antiusura continuano a denunciare, soccorrendone le vittime. Per questo l’azzardo va governato con intelligenza e senso del limite. Per questo va arginato, come io stesso sottolineo da tempo, e non lasciato dilagare come sta incredibilmente avvenendo. Un dilagare che si continua a propiziare e a incentivare e che avviene nonostante i maggiori controlli attuati e i vincoli imposti (anche alla pubblicità). Argini che senza tregua si cerca di attenuare, aggirare e abbattere con polemica aperta e pubblica e, persino maggiormente, con discreta ma pressante attività di lobbing. Eppure, l’alluvione d’azzardo provoca danni pesantissimi a tutti e alla fine lavora, come si diceva un tempo, “per il re di Prussia”. Che in questo caso sono almeno due: le bische e le reti parallele di malviventi e manigoldi, e quelle online che si fanno sempre più pervasive e risucchiano puntate e vite, preoccupando – a quel che mi risulta – anche diversi suoi associati confindustriali… Ci rimette anche lo Stato, sempre pronto a cinicamente incassare quell’ulteriore “tassa sui poveri” rappresentata dal gettito fiscale garantito da piccole e grandi grattate, puntate e scommesse. Presidente Pucci, mi permetto un consiglio: difenda anche lei gli argini.