Sarebbe sbagliato pensare che l’Incontro mondiale delle famiglie, previsto a Roma per il prossimo anno, sia diventato 'multicentrico e diffuso' soltanto a causa del Covid. Perché tanti eventi in contemporanea nelle diocesi del mondo replicando, con licenza di variazioni e di integrazioni, il programma principale previsto nella nostra capitale? Certamente il dato epidemiologico ha pesato, insieme alla consapevolezza che non basteranno dodici mesi per voltare definitivamente pagina.
Ma per comprendere in profondità i motivi che hanno indotto papa Francesco a dilatare il tradizionale appuntamento delle famiglie cristiane, occorre tornare al senso di Amoris laetitia e alla speranza del Papa di estendere quanto più possibile l’applicazione pastorale di quelle indicazioni profetiche, frutto di un lungo percorso sinodale. Per questo Francesco, a cinque anni dalla pubblicazione del documento, ha voluto indire un anno straordinario per riflettere su quanto pensato, scritto e sperato in quel testo. Per questo ha indicato che l’Anno della Famiglia Amoris laetitia – in realtà quasi 18 mesi – terminasse proprio con l’Incontro mondiale di Roma del giugno 2022. E, ieri, ci ha spiegato attraverso un video che accanto a quelle organizzate nella sede principale dell’evento – appunto Roma – ci saranno iniziative, incontri, appuntamenti in tutte le diocesi secondo le scelte dei vescovi locali. Nel primo capitolo dell’Esortazione postsinodale, ringraziando per i tanti contributi offerti, non solo dai padri sinodali nelle due assemblee del 2014 e del 2015, ma anche da larga parte del popolo di Dio in altrettante (e inedite) consultazioni mondiali che avevano preceduto gli incontri ecclesiali, il Papa aveva paragonato l’ampiezza e la complessità dei problemi emersi nelle famiglie del mondo a un «prezioso poliedro», sintesi di luci e ombre.
Come una grande figura costituita «da molte legittime preoccupazioni e da domande oneste e sincere ». Come dare risposte efficaci? Come mettere mano alle modalità con cui la Chiesa offre alle famiglie percorsi di crescita nella fede e di consapevolezza nel ministero coniugale? A cinque anni di distanza, come dimostrano le analisi e le ricerche avviate, quegli interrogativi rimangono. Eppure abbiamo preso consapevolezza degli errori compiuti. Sappiamo di aver insistito troppo su «questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l’apertura alla grazia» (AL 37), di non aver saputo testimoniare con tutto l’entusiasmo necessario la bellezza del matrimonio come «strada di felicità» (AL 38). Sappiamo di aver troppe volte costruito, anche con un approccio pastorale talvolta difensivo ed elitario, uno stereotipo di famiglia ideale lontanissimo dalla realtà, ignorando l’«interpellante mosaico formato da tante realtà diverse, piene di gioia, drammi e sogni» (AL 57).
Che cosa significa? Vuol dire che, di fronte alla crisi delle famiglie, a relazioni sempre più disgregate, all’impennata dei divorzi, all’inverno cupo della denatalità, la Chiesa non chiude gli occhi. Riconosce le proprie responsabilità e se le prende, mettendosi sulla strada del cambiamento, anzi della rivoluzione pastorale nel segno del Vangelo di cui appunto Amoris laetitia è efficace espressione. Ma non è una questione confessionale. In gioco ci sono il bene delle persone, le loro ansie, il loro legittimo desiderio di felicità. Papa Francesco è il primo a sapere che per incidere la crosta indurita delle consuetudini e della rassegnazione che segna purtroppo alcune prassi pastorali, cinque anni sono un tempo brevissimo. Ma è anche consapevole del fatto che il cammino non sarà facile e che quindi occorre avviarlo al più presto. Ecco perché, ieri, ha definito la nuova formula diffusa «un’opportunità della Provvidenza per realizzare un evento mondiale capace di coinvolgere tutte le famiglie che vorranno sentirsi parte della comunità ecclesiale».
Il 99 per cento di quelle famiglie certamente, il prossimo anno, non si sarebbe spostato per raggiungere Roma. Alla maggior parte di loro sarebbero probabilmente arrivati solo qualche eco dell’evento mondiale. Così invece tante coppie, tanti genitori, tanti nonni, tante persone che vivono nelle più diverse periferie esistenziali, sentiranno più vicino e più autentico il messaggio veicolato dall’Incontro che potrà essere declinato secondo le diverse sensibilità locali per raccontare a tutti, nelle rispettive lingue, che la gioia dell’amore familiare (Amoris laetitia) può essere davvero, senza differenze, vocazione e via per costruire una Chiesa e un mondo più giusti e più vivibili.