Gentile direttore,
mi continua a colpire la vicenda dei due marò, accusati di avere ucciso due pescatori indiani. Rimangono alcune pesantissime domande. Chi ha accertato che erano veramente solo dei pescatori? La polizia indiana? Poco attendibile perché condizionata dal potere politico. E i due anni e mezzo di continui rinvii dei tribunali indiani avvalorano enormemente il sospetto. E sulla barca c’erano armi? Chi l’ha accertato? E la barca che motori aveva? Potevano essere in grado di aumentare la velocità? E la barca “come” si è avvicinata alla nave italiana? Non hanno sentito gli avvisi di non avvicinarsi troppo? I servizi di tg e giornali non ci hanno detto nulla su questi fatti. Una gran brutta storia, con quattro vittime, i due marò, rinchiusi in un labirinto senza uscita e i due fatti passare per pescatori, vittime della loro miseria. Con stima, buona lavoro.
Beppe Serione - Torino
Questa dolorosa vicenda continua a colpire anche me, gentile e caro signor Serione. Tenevo da un po’ la sua mail sulla scrivania, aspettando l’occasione giusta per risponderle, e oggi è finalmente arrivata con l’annuncio del via libera della Corte suprema indiana al rientro in Italia anche del secondo fante di marina, Salvatore Girone. A mio parere questa «gran brutta storia» è la dimostrazione di come l’esigenza della giustizia resti troppo spesso impigliata nella rete dei giochi di potenza degli Stati o, più duramente, finisca in ostaggio dei maneggi di politici demagoghi o piccoli piccoli. Sono contento che l’azione del nostro Governo abbia infine riportato in Italia entrambi i marò, così come sono contento che si sia scelta la strada dell’arbitrato internazionale per sciogliere definitivamente un nodo aggrovigliato in modo insopportabile. Non ho certezze sulla dinamica del tragico evento di quattro anni fa, ma non ho neanche i suoi dubbi sul fatto i due morti fossero pescatori: persone povere, con poveri mezzi di pesca e nostri fratelli anche nella fede cristiana. Penso anch’io che le vittime siano state di certo quattro: i due pescatori indiani e i due militari italiani. Non solo: vittima è stata per troppi mesi, che si sono fatti anni, una politica incapace (e penso a Italia e Ue da una parte e India dall’altra), vittima ancora è una giustizia negata (soprattutto per le scelte dell’India che hanno paralizzato anche i giudici italiani). Qualcuno, ieri, ha evocato Commissioni d’inchiesta sul “caso marò”. Siamo seri. Credo che appena possibile dovrà farsi, in Italia, un rigoroso processo che smonti o confermi le accuse contro i due militari. Io mi auguro che siano assolti in modo inoppugnabile. Ma allora si porrà il problema di chi altro ha ucciso (e forse usato) due esseri umani che pescavano per vivere e che non avevano intenzione di suicidarsi. Se non si farà luce, in questa storia non ci saranno eroi, soltanto due morti senza giustizia.