Brexit, una partita cinica a spese dei cittadini
giovedì 17 gennaio 2019

Può essere un dettaglio, nel marasma continentale della Brexit, ma certamente è rivelatore. Si guardino i siti di informazione e i media britannici in generale – quelli che non urlano solo slogan, va da sé –. Che cosa troveremo? Un profluvio di schede, grafici, riassunti, tabelle che, disperatamente, tentano di sintetizzare e spiegare ciò che sta avvenendo, ciò che potrebbe accadere e tutte le incognite connesse. L’uscita della Gran Bretagna dalla Ue non è un percorso complesso, si sta rivelando un rompicapo disastroso il cui conto verrà pagato dai cittadini che ne subiranno le conseguenze (economiche e in termini di libera circolazione).

Se qualcuno degli schemi che in queste ore compendiano i nodi quasi inestricabili da cui Londra dovrebbe sciogliersi fosse stato presentato con chiarezza agli elettori schierati per il 'leave' nel maggio 2016, è molto probabile che l’esito dello sciagurato referendum voluto dall’allora premier Cameron sarebbe stato diverso. E non ci troveremmo con un’Unione europea che ai propri guai deve aggiungere una partita delicatissima, destinata ora ad allungarsi.

Ciò che in queste ore sembra emergere è che la politica britannica non sa come uscire dall’angolo, ma non ha nemmeno la volontà di compiere una vera marcia indietro sulla decisione di ritirarsi dall’Unione. Sulla pelle della volenterosa Theresa May si è giocata una partita interna per la leadership del Paese (con i laburisti disposti ad affondare l’accordo faticosamente raggiunto con Bruxelles pur di ottenere nuove elezioni) e per il controllo del Partito conservatore. La pazienza degli altri 27 Paesi è messa a dura prova dall’inconcludenza di Londra, ma molte ragioni spingono per un supplemento di tempo e di negoziato. La cosiddetta Hard Brexit non conviene a nessuno, sebbene qualcuno possa essere adesso tentato di chiudere la partita come ritorsione per i tentennamenti, le pretese e il voltafaccia finale dell’esecutivo inglese. Constatare che la vicenda serve di monito a tutti coloro che coltivano tentazioni di lasciare l’euro o la Ue è magra consolazione di fronte a una pessima gestione politica dei rapporti tra Bruxelles e Londra che non risale agli ultimi mesi bensì ad anni fa. Questo scenario di più lungo periodo potrebbe essere l’occasione per fare della storia una maestra efficace e provare a costruire nella Ue programmi e istituzioni più inclusivi e funzionali. Senza dimenticare quale pessimo affare si fa sempre nell’affidarsi ad apprendisti stregoni che svendono progetti e ideali di grande respiro per il consenso sul breve periodo.

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