Un'alleanza che fermi l'odio e liberi la fede da usi impropri
sabato 14 settembre 2019

Caro direttore,
la senatrice a vita Liliana Segre, dichiarando la fiducia al governo Conte II, ha espresso preoccupazione per i numerosi episodi dell’ultimo anno che fanno temere «un imbarbarimento, con casi di razzismo trattati con indulgenza, la diffusione dei linguaggi d’odio», in particolare «con l’utilizzo di simboli religiosi in modo farsesco e pericoloso, un revival del Gott mit uns».

Liliana Segre ha fatto esperienza diretta di questo tragico apparato nazifascista, e della seduzione operata sui cristiani attraverso il "Dio con noi" per farli collaborare alla Shoah: deportata tredicenne ad Auschwitz, segnata indelebilmente dalla perdita di tutta la famiglia, ha fatto della testimonianza alle nuove generazioni una ragione di vita. Ma contro di lei si sono scatenati attacchi sui social media, da parte di sedicenti "cattolici". Un’ebrea non può permettersi questo paragone «blasfemo», hanno scritto persone che si dichiarano credenti, e si presentano con nome e cognome su Facebook in difesa del loro leader politico.

D’altronde, esponenti di spicco di partiti come la Lega – nella quale si oscilla tra neopaganesimo "celtico", devozionismo cattolico e fede semplice e schietta – non da oggi si appellano al popolo dei credenti per tentare di delegittimare i responsabili della Chiesa (battute e invettive contro «vescovoni» e «signori del Vaticano» rispolverate da Salvini erano nel 1992 sulla bocca di Bossi, lo stesso che nel 1997 non mancava mai di attaccare Giovanni Paolo II con argomenti simili a quelli oggi usati contro papa Francesco). La battaglia dei crocifissi usati come simbolo di una tradizione culturale, anziché come segno di misericordia per tutti, è stata un’altra tappa di questa offensiva.

Non è la prima volta che una politica sostanzialmente atea cerca di usare la fede cattolica contro la Chiesa. Basti pensare all’Action française degli anni 20 del secolo scorso, una destra che fu condannata da Pio XI per il palese tentativo di strumentalizzare la religione a scopi politici. Quella ferma parola ebbe un importante effetto chiarificatore: tanti giovani cattolici, prima affascinati dalle sirene di quella politica, se ne liberarono e scelsero di servire la Chiesa e l’uomo. Due nomi per tutti: Jacques Maritain e Yves Congar.

La denuncia dell’uso improprio dei simboli religiosi rende Liliana Segre molto più vicina ai cristiani rispetto a coloro che si dicono "cattolici" ma che usano un linguaggio d’odio, dividono l’umanità in razze, costruiscono il "nemico", respingono i profughi in mare, puniscono chi salva vite, delegittimano e dileggiano la solidarietà. La sfida religiosa di questa destra radicale – che sul web unisce razzismo, antisemitismo, anti-islamismo e attacchi alla Chiesa in nome del "popolo" – va affrontata con l’alleanza tra tutti gli uomini e donne di buona volontà che nella croce vedono un perdono infinito e non un’arma. Per questo cristiani, ebrei e musulmani, assieme a ogni altro credente che consideri Dio il padre di tutti e a tanti non credenti possono e devono difendere dall’odio non solo il proprio gruppo, ma anche gli altri.

Il Parlamento italiano darebbe prova di saggezza se approvasse in fretta la legge presentata dalla senatrice Segre per istituire una Commissione di studio e proposta sul linguaggio e i crimini d’odio, sostenuta dall’amicizia e dalla collaborazione tra fedi, culture, religioni, forze politiche diverse.
Pedagogista, Università Cattolica del Sacro Cuore

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