Festa delle donne, «contro» non serve
mercoledì 8 marzo 2017

Un giorno senza le donne; un 8 marzo di «sciopero dal lavoro produttivo e riproduttivo », qualunque cosa la seconda modalità significhi. Aderendo al movimento internazionale Women’s March, sono le femministe di 'Non una di meno', a chiamare oggi le donne alle armi con slogan – ci perdonino le organizzatrici – francamente un po’ datati. Uno per tutti: «Sui nostri corpi, sulla nostra salute e sul nostro piacere decidiamo noi».

È questo l’8 marzo che vogliamo? È davvero utile creare disagi agli italiani – anche alle donne, per inciso – per 24 ore nei trasporti, nelle scuole e negli ospedali per dire no, tra l’altro, alla violenza di genere? Un no alto e urgente, senza dubbio, ma che dovrebbe essere urlato soprattutto dagli uomini, o per lo meno dagli uomini accanto alle donne. Lo sciopero indetto per oggi da alcune sigle sindacali (principalmente i Cobas e una federazione della Cgil) in appoggio a 'Non una di meno' risponde a una logica di contrapposizione e di scontro che sembra aver poco a che vedere con la battaglia per una vera parità di opportunità. Che, nel 2017, o si fa con gli uomini, uniti e compatti, o non si fa. Insieme ai colleghi e non contro di loro, nelle aziende, ci si può (e si deve) impegnare perché carriera sia compatibile con famiglia per tutti, padri e madri. Insieme ai capiufficio e ai dirigenti si possono (e si devono) impostare progetti di lavoro in cui contino più le competenze e i risultati che le ore trascorse alla scrivania. Insieme ai mariti si può (e si deve) crescere paritariamente i figli; insieme a loro si può (e si deve) condividere le responsabilità domestiche. Insieme ai figli maschi si può (e si deve) ragionare su cosa significhi rispettare per davvero le amiche e credere in loro senza soffocarle con pregiudizi e stereotipi insensati... Non contrapposizione ma collaborazione, dunque, per raggiungere un obiettivo che deve essere condiviso da tutti, uomini e donne, perché per tutti è essenziale: quella delle pari opportunità nella differenza.

E poi senza farsi troppe illusioni e senza dimenticare le infinite criticità che vivono ogni giorno le donne (il Censis ieri le ha opportunamente dipinte come «acrobate») si deve pur prendere atto dei segnali incoraggianti che arrivano dalla società: nel 2016, certifica Unioncamere, le imprese guidate da donne sono 10mila in più che nel 2015. Le dirigenti nel settore privato sono cresciute del 20% negli ultimi 5 anni. Negli ultimi 3 decenni il numero delle donne sindache è cresciuto più di sette volte: erano 145 nel 1986, sono diventate 1.097 nel 2016. Perché, come ha detto in maniera molto incisiva Anna Sirica, direttrice dell’Agenzia spaziale italiana, «non c’è genere (maschile o femminile, ndr) per chi sa e vale».

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