Gibellina dopo il terremoto (Archivio Ansa). Tra il 14 e il 15 gennaio 1968 una serie sdi scosse svonvolse la zona tra le province di Trapani, Agrigento e Palermo.
Le tendeopoli del dopo terremoto (Archivio Ansa). La scossa più forte fu nella notte, di magnitudo 6,4. Nessuno aveva mai parlato del Belice come zona sismica.
Gibellina (Archivio Ansa). Le case di tufo crollarono, chiese e campanili anche. Si contarono 300 morti, mille feriti e 70mila sfollati.
La baraccopoli di Santa Margherita in Belice (Archivio Ansa). Nel 50esimo della tragedia, i bambini di allora, sopravvissuti o nati in quei giorni, consegneranno alcune targhe alla memoria.
Gibellina distrutta (Archivio Ansa). Una targa all'appuntato Cannella, un'altra a 4 pompieri, un'altra a Cuccuredda, la bimba di 7 anni estratta viva dalle macerie dopo 50 ore ma morta due giorni dopo per una polmonite
I danni a Poggioreale (Archivio Ansa). Una targa sarà dedicata a don Antonio Riboldi, che si impegnò per le popolazioni colpite.
Baraccopoli a Gibellina. Il paese fu ricostruito 15 chilometri oltre il centro distrutto, che fu quasi interamente coperto dal Cretto, opera dell'artista Alberto Burri.
Il Cretto di Gibellina. Non tutto è stato ricostruito: a Santa Margherita è ancora incompleta la rete idrica e fognaria, a Partanna le infrastrutture non sono terminate e ancora molti cittadini devono veder ricostruite le proprie case.