Arena di Pace, 1991. Don Tonino Bello sprona il pubblico dell'arena a moltiplicare l'impegno per la pace: «Ebbene la voce inascoltata dai potenti ma raccolta dalla folla sterminata dei poveri, venga oggi amplificata da voi: la guerra è avventura senza ritorno, è il declino dell’umanità» - Archivio Arena di Pace
Arena di Pace, settembre 1991. Pochi mesi prima, a gennaio, si tenne un'arena straordinaria convocata d'urgenza per rispondere allo scoppio della guerra nel Golfo. In quell'occasione Padre Zanotelli scriveva da Nairobi queste parole: Arena di Pace 1991, il messaggio di Padre Alex Zanotelli dal Kenya. «Per favore, tocca a voi avere il coraggio davvero di gridare NO! alla guerra nel Golfo, ma anche NO! all’impero del denaro, che fa guerra davvero e riduce in povertà così assoluta tanta gente in tutto il mondo. Da questo "Corocochu" (Korogocho, baraccopoli della periferia di Nairobi, ndr), dove i bambini portano sul volto non i segni della guerra dell'Iraq, ma i segni della fame e della sofferenza, chiedo a voi, "Beati costruttori di pace", uomini di buona volontà: in piedi! L’ora è buia ma non è finita, la storia è nelle nostre mani e possiamo davvero costruire insieme un mondo nuovo, e questo è il grande sogno che ci accomuna tutti». - Archivio Arena di Pace
Arena di Pace 1991. L'attività guatemalteca Rigoberta Menchù - che l'anno successivo avrebbe vinto il Nobel per la Pace - porta all'arena il vissuto degli indios. «Noi popoli indios abbiamo resistito, lottato e ci siamo sollevati dal dolore e dalle lacrime causate dal Genocidio e dall’Etnocidio applicati dai governi e dia regimi militari che da sempre cercano di annientarci. […] Nel processo di lotta che sostennero i nostri nonni e che ora continuiamo noi, in qualsiasi angolo del continente americano e del mondo, un primo diritto che dobbiamo rivendicare è essere ascoltati come popoli, non solo nei fori internazionali ma all’interno delle nostre società e paesi. Dobbiamo porre fine a 500 anno di silenzio. Noi indigeni siamo parte dell’umanità e dei popoli più oppressi e la nostra lotta per la giustizia e la pace non può camminare sola. Concretamente, condividere le speranze per un mondo migliore, senza miseria, razzismo e guerre, è il primo dei nostri aneliti di fronte al nuovo ordine internazionale». - Archivio Arena di Pace
1986. Alla prima arena di Pace, don Tonino Bello esprime la convinzione assoluta che la pace sia possibile solo insieme alla giustizia e alla salvaguardia del creato. «Finché per secoli nelle nostre Chiese abbiamo parlato di pace, nessuno ha contestato. Ma quando si è scoperta la stretta parentela che c’è tra la pace e la giustizia, si sono scatenate le censure dei potenti. Si è asserito e si continua ad asserire che collegare il discorso sulla pace con i discorsi sull’economia perversa che domina il mondo, sul profitto, sulla massimizzazione del profitto, sui debiti del terzo mondo, sulla crescente divaricazione tra il Nord della terra e il Sud, significa fare la parte degli utili idioti. La giustizia collocata da Dio stesso accanto alla pace desta più sospetto di quanto non desti scandalo collocata accanto alla guerra, tant’è che si parla ancora di “guerra giusta”. Questa si che è una convivenza contro natura!». - Archivio Arena di Pace
Durante l’arena di Pace del 1991, convocata con urgenza dopo l’inizio della guerra nel Golfo, dal palco Padre Turoldo diceva: «Sono gli spiriti devastati la prima perdita! Abbiamo perso e siamo già sconfitti, pensate anche solo all'odio che questa guerra ha seminato in tutto il mondo. Oltre che essere sconfitti tutti noi, è sconfitta la ragione perché, quando uno ricorre alla forza, vuol dire che non crede più alla ragione». - Archivio Arena di Pace
Ancora Padre Turoldo, sul cambiamento necessario nella società, nel 1991: «Bisogna cambiare tutte le categorie della nostra vita, tutte, perché siamo inseriti dentro una cultura che è competitiva: i mercati sono competitivi (il mercato più grande mangerà il mercato più piccolo), la scuola è competitiva e perfino le religioni, se non stiamo attenti, possono diventare competitive. Fino ad adesso abbiamo pensato ad una cultura di guerra; oggi bisogna assolutamente pensare e inventare la cultura della pace» - Archivio Arena di Pace
Arena di Pace 1991. Parla padre Ernesto Balducci: «Le statistiche ci dicono che il 6% della popolazione mondiale consuma l’80% di tutte le risorse della terra. Questa isola felice in cui il sistema capitalistico versa la cornucopia dei suoi profitti si mantiene a condizione che gli altri rimangono esclusi. Solo 500 milioni di persone hanno il beneficio del sistema capitalistico, ma tutti gli altri ne portano il peso» - Archivio Arena di Pace
«In piedi, costruttori di Pace», così don Tonino Bello nel 1989 scuoteva un’arena di Verona gremita di persone. Era la terza edizione di Arena di Pace, l’iniziativa voluta dal movimento Beati i costruttori di Pace che riuniva i movimenti della società civile e della Chiesa impegnati per fare della pace un impegno concreto, quotidiano. Quelle parole divennero un simbolo e ancora oggi sono usate come uno slogan.
Ma anche altre parole furono cuori pulsanti delle Arene di Pace. Quelle di Padre David Maria Turoldo, ad esempio, che davanti a un’arena convocata con urgenza per rispondere allo scoppio della guerra nel Golfo del 1991, diceva: «Sono gli spiriti devastati la prima perdita! Abbiamo perso e siamo già sconfitti, pensate solo all'odio che questa guerra ha seminato in tutto il mondo». E ancora: «Bisogna cambiare tutte le categorie della nostra vita, noi viviamo dentro una cultura competitiva; fino ad adesso abbiamo pensato a una cultura di guerra, oggi bisogna assolutamente inventare la cultura della pace». O quelle di Padre Alex Zanotelli, che nella stessa edizione puntava il dito contro gli armamenti: «Dobbiamo avere il coraggio di mettere in discussione l’impero economico che ha guadagnato enormemente sulle armi in questi ultimi anni». E poi la premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchù, don Albino Bizzotto (fondatore del movimento Beati i costruttori di Pace), padre Ernesto Balducci e tante altre e altri. Parole pronunciate trent'anni fa eppure ancora attuali.
Tra poche ore inizierà un'altra Arena di Pace, un nuovo appuntamento per tutte le realtà della società civile e della Chiesa impegnate la pace. A poche ore dall’evento vogliamo ricordare qui proprio le parole che segnarono le arene degli anni Ottanta e Novanta, insieme alle fotografie di quei momenti. Perché possano continuare a interrogare.