Una strage senza fine quella provocata dalla devastante epidemia di colera che dallo scorso agosto sta sconvolgendo lo Zimbabwe. Solo negli ultimi cinque giorni secondo l’Organizzazione mondiale della sanità ( Oms) le morti nel Paese sono state 146, con 2.650 nuovi casi di contagio. Il bilancio complessivo delle vittime dell’epidemia è così salito a 1.732, mentre i contagiati accertati sono ormai 34.306, ma le Nazioni Unite temono che in breve tempo si possa salire a quota 60mila. La malattia è ormai diffusissima in tutte e dieci le province dello Zimbabwe, anche a causa della precaria situazione del sistema sanitario locale. « I servizi sociali sono al collasso, soprattutto quelli riguardanti la sanità e la fornitura dell’acqua potabile » , ha sottolineato l’Onu. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha programmato la distribuzione di aiuti per 4,5 milioni di persone al mese, mentre altre 1,8 milioni di persone saranno sostenute da un consorzio sudafricano. Il ministro della Salute dello Zimbabwe, David Parirenyatwa, ha osservato che con l’intensificarsi delle precipitazioni nella stagione delle piogge – il picco è previsto tra gennaio e febbraio – l’epidemia di colera non potrà che peggiorare. Le organizzazioni internazionali temono peraltro che il contagio si diffonda in massa anche nei Paesi vicini. A Lilongwe, capitale del Malawi – Stato situato non lontano dallo Zimbabwe – è già esplosa la scorsa settimana un’epidemia di colera, che avrebbe causato finora 11 morti, mentre i contagiati risultano essere 248. Le autorità dello Zimbabwe non sanno come far fronte all’emergenza, e non aiuta di certo lo stallo nella situazione politica del Paese. Il presidente Robert Mugabe, peraltro, ha annunciato l’altro giorno che, nonostante la paralisi nei colloqui con l’opposizione di Morgan Tsvangirai, è deciso a varare un nuovo governo entro la fine di febbraio. Nessuna menzione del padre-padrone dello Zimbabwe – al potere da 28 anni – sull’epidemia di colera che sta squassando il Paese, falcidiando una popolazione già stremata dalle frequenti carestie.