Mamma con il figlio in ospedale a Sanaa - Reuters
È una tristemente “classica” guerra dimenticata, quella nello Yemen. Il conflitto, che compie sette anni martedì porossimo, vede forse aprirsi uno spiraglio – l’ennesimo negli ultimi anni – con l’accettazione da parte dei filoiraniani Houthi di avviare colloqui indiretti con il governo lealista sostenuto dall’Arabia Saudita. Riad è dal 2015 a capo della coalizione militare che cerca di contrastare i ribelli sostenuti invece dall’Iran.
L’effetto della guerra è stato devastante per i civili, tanto da essere definita «la più grande crisi umanitaria del XXI secolo». L’ultimo rapporto dell’Onu, pubblicato lo scorso novembre, parla di 377mila vittime, al 60 per cento per gli effetti indiretti del conflitto, come la scarsità di acqua e cibo, mentre sono circa 150mila gli yemeniti che hanno perso la vita negli scontri armati i bombardamenti aerei. Secondo l’Undp, l’Agenzia per lo sviluppo dell’Onu, «nel 2021 ogni 9 minuti è morto un bambino di meno di 5 anni».
«Lo Yemen vive in uno stato di emergenza cronico, segnato da fame, malattie e altre miserie che stanno aumentando più rapidamente di quanto le agenzie umanitarie possano tamponare». Lo ha detto il 15 marzo di fronte al Consiglio di sicurezza dell’Onu Martin Griffiths, il capo dei soccorsi delle Nazioni Unite.
Con lo scoppio del conflitto in Ucraina e la crisi energetica causata dal taglio alla fornitura di gas dalla Russia, qualcosa forse si sta muovendo sul fronte yemenita. Il Paese, che è sicuramente il più povero nella Penisola arabica, si trova all’imboccatura del Mar Rosso e tutti hanno interesse a non ostacolare il movimento della navi che transiteranno in numero superiore per quelle acque e raggiungere, attraverso Suez, il Mediterraneo.
Pochi giorni fa, i ribelli sciiti Houthi hanno dichiarato di essere pronti a impegnarsi in colloqui di pace con la coalizione a guida saudita a condizione che siano tenuti in un Paese neutrale e non a Riad, come propongono i sauditi. Come per altri dossier, quello yemenita è in fondo legato a doppio filo con l’esito dei colloqui tra iraniani e sauditi a Baghdad e soprattutto con quelli in corso da mesi a Vienna sul dossier nucleare iraniano. Ridotta alla fame, la popolazione dello Yemen non ha che da aspettare.