giovedì 11 gennaio 2024
Dall’inizio dell’anno è in vigore la nuova normativa finalizzata a «unificare il pensiero della nazione». Nel mirino anche le aziende. E spunta il vilipendio «dei martiri e degli eroi»
Una caricatura di Xi Jinping in un negozio a Pechino

Una caricatura di Xi Jinping in un negozio a Pechino - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Due anni fa toccò agli alunni delle elementari. Da quel settembre del 2021, i piccoli studenti cinesi hanno iniziato a cimentarsi con una nuova materia: «il pensiero di Xi Jinping». Con i libri di testo scolastici prontissimi ad assorbire la “lezione” del Partito sulla figura dell’immarcescibile presidente cinese: «Nonno Xi Jinping è molto impegnato con il lavoro, ma non importa quanto sia impegnato, si unisce comunque alle nostre attività e si preoccupa della nostra crescita», si legge in un testo votato a plasmare le menti degli allievi cinesi. Dal primo gennaio alla “colonizzazione” della scuola – dalle elementari all’università – si è aggiunto un nuovo tassello con l’introduzione della legge “sull’istruzione patriottica”.

Il progetto di Pechino è in realtà ben più ambizioso ed è destinato ad “evadere” dai banchi di scuola con l’intento di abbracciare l’intera società cinese. Ma quali sono gli obiettivi che la legge “sull’istruzione patriottica” – la cui introduzione cade in concomitanza con il 75° anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese il prossimo primo ottobre – intende perseguire? Innanzitutto quello di rafforzare «l’unità nazionale», di aiutare il gigante asiatico «a unificare i pensieri» e a «raccogliere la forza del popolo attorno alla grande causa della costruzione di un Paese forte e del ringiovanimento nazionale».

Ma non solo studenti. Nessuno è esentato dalla (ri)educazione patriottica. La legge infatti prescrive che tutti «i professionisti – dagli scienziati agli atleti – debbano essere educati a professare sentimenti e comportamenti patriottici che portino gloria al Paese». Insomma, dalle famiglie alle aziende, tutti devono “inchinarsi” all'amore per la patria.

Altro obiettivo della legge è combattere quella che per il presidente Xi Jinping è una sorta di ossessione: il “nichilismo storico”, oscuro germe che minaccia, come un flagello invisibile, di infiltrarsi nel corpo enorme della nazione e di “corromperlo”. In realtà, notano gli analisti, sotto l’ampio e un po’ vago ombrello del «nichilismo storico» rientra tutto ciò che è considerato difforme, “deviante”, eretico, insomma pericoloso per la tenuta del Partito. Ovviamente la legge “sull’istruzione patriottica” prevede anche un corpus di punizioni per chi non rispetterà l’afflato nazionalistico che la pervade. Sarà punito e sanzionato chiunque «insulti gli eroi e i martiri» del pantheon nazionale cinese. Secondo Dylan Loh della Nanyang Technological University, la cui testimonianza è stata raccolta dallo Straits Times, la nuova offensiva del Partito comunista maschera, in realtà, il timore di una crescente disaffezione, soprattutto dei giovani, considerati come “politicamente apatici” e alle prese con problemi sempre più preoccupanti come la disoccupazione. Per il Partito, ha detto l’esperto, «è inaccettabile che ci si allontani dalla sua agiografia e dalla sua ideologia. È decisamente sempre più un problema il fatto che la gente sia distante e che si prefigga, in alcuni casi, solo l’obiettivo di fare più soldi. Questa indifferenza è pericolosa per la legittimità e la longevità del partito». Non solo: nonostante l’onnipresente censura, la sfuggente e multiforme era digitale rende più difficile il controllo capillare sulle fonti e sulle narrazioni storiche.

La stretta non è una novità assoluta. Già nel 2018 Pechino sfornò una legge che proibiva «la distorsione, la diffamazione, la profanazione o la negazione delle gesta e dello spirito di eroi e martiri», nonché gli «elogi delle invasioni subite dalla Cina». Per stringere ulteriormente le viti del controllo, all'inizio del 2021 è stata aggiunta una disposizione al codice penale in base alla quale i trasgressori possono essere puniti penalmente con pene detentive fino a tre anni. La posta è alta. In gioco c’è, secondo l’Australian Institute of International Affairs, «la costruzione di una memoria nazionale egemonica adattata agli interessi del Partito».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: