Circa mille fedeli cristiani, fra greco-ortodossi e cattolici latini, sono intrappolati nel piccolo villaggio di Yaakoubieh, tutto cristiano, a Nord di Aleppo. Ridotti allo stremo, senza cibo, senza elettricità, in mancanza dei beni di prima necessità, si trovano nel bel mezzo di pesanti combattimenti fra forze lealiste e gruppi di opposizione. Sono impossibilitati a lasciare il villaggio e «sono in condizioni disastrose, dove rischiano l’estinzione». È l’allarme lanciato, tramite l’agenzia Fides, dal frate francescano padre François Kouseiffi, che a Beirut si occupa della cura e dell’assistenza di circa 500 rifugiati siriani. Prima della guerra nel villaggio vivevano circa 3.000 cristiani fra armeni, ortodossi e cattolici, ora sono quasi tutti fuggiti. Nel villaggio ci sono tuttora delle suore francescane che condividono la sorte dei civili. «La situazione è molto grave. I fedeli sono intrappolati. I contatti i con i cristiani rimasti sono sporadici. Hanno lanciato l’allarme per la loro sopravvivenza. Rischiano di morire nel silenzio generale». La situazione è resa ancora più critica dalla recente ondata di gelo di questi ultimi giorni: «Siamo in piena emergenza umanitaria. Raccontano il loro dramma, le loro speranze, e sognano un futuro migliore per il loro Paese», ha dichiarato padre Kouseiffi. Ieri l’Unicef ha lanciato un appello per nuove donazioni perché sono ormai terminati i fondi messi a disposizione dalla comunità internazionale per i rifugiati. Sono ora necessarie nuove donazioni per sostenere particolarmente chi risiede nei campi in Giordania e che si trova ora a combattere con gli effetti dell’inverno peggiore dell’ultimo decennio. «Sono terminate le risorse raccolte nel 2012 e non sono arrivati nuovi finanziamenti per quest’anno. Rivolgiamo un appello urgente alla comunità internazionale e ai donatori in generale affinché si trovino nuovi finanziamenti prima possibile», ha dichiarato la rappresentante dell’Unicef in Giordania Dominique Hyde. «Le prossime 72 ore saranno un test decisivo della nostra abilità di rispondere ai bisogni chiave dei bambini e delle loro famiglie a Zaatari», il campo profughi nel deserto giordano vicino al confine siriano che ospita 62mila persone. Il governo di Amman e altri attori «stanno facendo tutto il possibile per garantire che i servizi vengano mantenuti e che i bambini stiano al caldo e al riparo», ha concluso Hyde.