sabato 6 gennaio 2024
I due rivali si attaccano a vicenda, accusandosi di rappresentare un pericolo per la democrazia. L'8 febbraio la Corte Suprema decide sull'eleggibilità del tycoon
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden - Reuters

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Biden contro Trump: “È un pericolo per la democrazia”. Trump contro Biden: “È un pericolo per la democrazia”. A undici mesi dal voto per eleggere il nuovo inquilino della Casa Bianca, a una manciata di giorni dalle primarie repubblicane in Iowa fissate per il 15 gennaio e a tre anni dall'assalto al Congresso americano - con la macchina della giustizia Usa che continua a macinare sentenze - il duello tra i due candidati alla presidenza Usa entra nel vivo e si fa sempre più aspro. Ma anche fatalmente “appeso” alle pendenze giudiziarie. Sulla corsa di Donald Trump si allunga l’ombra minacciosa della sentenza della Corte Suprema che il prossimo 8 febbraio deciderà sulla eleggibilità del tycoon.


ACCUSE E CONTROACCUSE

I toni sono sempre più roventi. Joe Biden ha accusato il “probabile” rivale di rappresentare "una minaccia per la democrazia". "Non c'è confusione - ha avvertito in un discorso in Pennsylvania in cui ha pronunciato per 40 volte il nome del suo avversario - riguardo chi Trump sia o cosa intenda fare. Tutti noi sappiamo chi è. La domanda vera è un'altra: chi siamo noi?". A sua volta il suo predecessore ha replicato denunciando "una patetica campagna allarmistica" per nascondere i fallimenti dell’amministrazione e rovesciando sull’attuale inquilino della Casa Bianca la stessa accusa. In un'intervista a Fox News Digital, l'ex presidente ha rincarato la dose: "A causa della sua grossolana incompetenza, Joe Biden è una vera minaccia per la democrazia".

Donald Trump in Iowa

Donald Trump in Iowa - Reuters

LE INDAGINE SULL'ASSALTO

Sul fronte della giustizia, il bilancio delle inchieste sul 6 gennaio 2021 si fa sempre più corposo. Tre anni dopo l'assalto gli arresti sono stati 1.230 e oltre 730 le condanne con pene che vanno da pochi giorni a più di vent'anni di carcere. Ogni settimana si susseguono arresti e nuovi processi e finora soltanto due persone sono state prosciolte da tutte le accuse. La condanna più grave è stata inflitta a Enrique Tarrio, ex leader del gruppo di estrema destra Proud Boys. Molti insurrezionalisti sono già usciti dal carcere, altri sono in libertà condizionata. Scott Fairlamb, un uomo del New Jersey incriminato per aver colpito con un pugno un poliziotto durante la sommossa, era stato il primo ad essere arrestato e a giugno dell'anno scorso è tornato a casa. E a casa, ma agli arresti domiciliari, si trova da dicembre Klete Keller, medaglia d'oro olimpica nel nuoto, condannato a sei mesi per la sua partecipazione all'insurrezione. Nel Duemila, alle Olimpiadi in Australia, Keller conquistò cinque medaglie tra cui due ori.
La corte federale di Washington, intanto, continua il suo lavoro, ma al momento appare intasata dalle udienze per quella che è considerata la più grande inchiesta criminale legata a una rivolta nella storia americana. La caccia ai responsabili continua. "Non possiamo - ha commentato l'attorney federal del distretto di Washington, Matthew Graves - sostituire i voti e le deliberazioni con la violenza e l'intimidazione". Le autorità sono al lavoro per identificare altre ottanta persone ricercate per atti di violenza a Capitol Hill, l'area del Congresso americano, e per trovare chi piazzò gli ordini fuori dagli uffici dei comitati nazionali del Partito Democratico e di quello Repubblicano, il giorno prima dell'attacco al Campidoglio. I casi vengono affrontati nella stessa aula di giustizia dove l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump dovrebbe comparire come imputato al processo in programma il 4 marzo. Il tycoon è accusato di aver complottato per sovvertire il risultato elettorale delle presidenziali del 2020 e bloccare la certificazione da parte del Congresso della vittoria di Joe Biden.


L'OMBRA DELLA SENTENZA

"Il dipartimento di Giustizia - ha promesso ieri l'Attorney general, Merrick Garland - chiederà conto a tutti i perpetratori dell'assalto del 6 gennaio di rispondere davanti alla legge, sia quelli che erano presenti sul campo, quel giorno, sia chi si è reso responsabile in altra maniera di un attacco alla democrazia". Il riferimento, pur senza citarlo, è sembrato proprio Trump, incriminato in quattro processi, e al centro dell'esame della Corte Suprema che proprio ha annunciato la decisione di esaminare l'appello presentato dai legali dell'ex presidente contro la decisione dei giudici supremi del Colorado di escluderlo dalle primarie di partito, a causa del suo coinvolgimento nell'insurrezione del 6 gennaio. L’appuntamento è già fissato per il prossimo otto febbraio.

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