Non si fermano le purghe decise dal
premier turco
Recep Tayyip Erdogan dopo l'esplosione della
tangentopoli del Bosforo: altri 160 dirigenti e funzionari di
polizia sono stati rimossi dall'incarico oggi a Bursa, nella
Turchia nord-occidentale.
Dall'inizio, il 17 dicembre, degli scandali di corruzione che
hanno coinvolto decine di personalità vicine al regime islamico,
sono stati rimossi oltre 3mila dirigenti e funzionari della pubblica sicurezza e
più di 120 magistrati, fra cui i responsabili della "mani pulite"
turca.
L'opposizione accusa il premier di volere affossare le
indagini dei magistrati. Per il capo
dell'opposizione
Kemal Kilicdaroglu,
Erdogan è "pronto a
tutto" per fermare le inchieste e mantenersi al potere.Nel mirino dell'operazione "pulizia" voluta da Erdogan sono finiti dirigenti e funzionari considerati dal governo vicini al predicatore islamista esiliato negli Stati Uniti
Fethullah Gulen, che per il premier sta ordendo un complotto per rovesciare l'esecutivo.Il terremoto politico-giudiziario che scuote la Turchia rischia di destabilizzare il paese anche sul piano economico e finanziario. La
banca centrale è stata costretta a intervenire, per la prima volta da due anni, sul mercato dei cambi, dopo il
nuovo calo record della lira, scesa e 3,11 sull'euro e a 2,29 sul dollaro. Dopo l'aggressiva vendita di valute internazionali da parte dell'istituto centrale la lira turca è tornata a 3,0922 sull'euro e a 2,2674 sul biglietto verde. Secondo gli esperti la banca centrale avrebbe speso tra 1,5 e 2 miliardi di dollari per rimettere in carreggiata la lira. Da dicembre
la lira turca ha perso il 10% del suo valore per i gravi scandali che hanno coinvolto esponenti di punta del governo e della politica di Ankara.