giovedì 25 luglio 2024
Il presidente Usa e il candidato repubblicano premono sul premier Netanyahu che dopo il discorso al Congresso ha visitato la Casa Bianca. Il tycoon senza freni all'attacco di Harris
Dopo il discorso al Congresso, Netanyahu ha visitato la Casa Bianca

Dopo il discorso al Congresso, Netanyahu ha visitato la Casa Bianca - Ansa

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Dopo tre giorni di silenzio, Donald Trump passa all’attacco della nuova rivale, Kamala Harris, e del Partito democratico, arrivando a difendere Joe Biden per il modo in cui è stato costretto a farsi da parte. Ma le sue armi per ora appaiono spuntate, fatte di luoghi comuni già sentiti. L’ultimo sondaggio di New York Times e Siena College lo danno in vantaggio di appena un punto percentuale: 48 per cento contro il 47 per cento della vice-presidente. Quest’ultima è una «pericolosa una radicale di sinistra non molto intelligente», ha ripetuto Trump, riprendendo un ritornello usato prima dell’incoronazione della numero due di Biden a nuova candidata alla Casa Bianca. E ha aggiunto: «Vuole giustiziare i neonati con l’aborto». Quindi ha definito «brutale» il modo in cui il presidente in carica, che da mesi Trump definisce incompetente e mentalmente inetto, è stato trattato dal suo stesso partito. Lo hanno «spinto fuori» dalla corsa, ha detto in un’intervista alla Fox, «è stato un colpo di Stato».

Barack Obama, Nancy Pelosi e altri, ha aggiunto «in televisione erano così carini, “Oh sì, amiamo Joe, amiamo Joe”. Ma dietro le quinte, so perfettamente che sono stati spietati». Peccato che lo stesso tycoon, dopo i 15 minuti di discorso di Biden della notte scorsa (le due in Italia) dallo Studio ovale per spiegare al Paese il passaggio del testimone «per salvare la democrazia», abbia definito sul suo sito Truth il messaggio del presidente «a malapena comprensibile», «davvero pessimo» e «un imbarazzo per l’America». Intanto sui social riemergono gli insulti che il neo numero due repubblicano J.D. Vance aveva lanciato a Harris in una vecchia intervista, dove la definiva «una gattara infelice e senza figli», etichetta criticata da molte donne di potere, a partire da Hillary Clinton, come sessista. Harris, che a giorni dovrebbe ricevere il sostegno ufficiale di Obama, l’ultimo democratico di peso a non averla ancora appoggiata pubblicamente, ieri ha fatto il suo debutto in politica estera come candidata ufficiosa del partito progressista al voto di novembre. La vice-presidente ha visto Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca dopo che questi aveva avuto un colloquio con Biden sui negoziati per un cessate il fuoco a Gaza e parlato alle famiglie degli ostaggi americani di Hamas. Per il “commander in chief” uscente si è trattato del primo di una lunga serie di incontri di commiato. «Sono ansioso di discutere con te oggi e di lavorare con te nei prossimi mesi alle importanti questioni che abbiamo davanti», ha detto il premier israeliano salutando Biden e ringraziando il presidente americano per i 50 anni di sostegno ad Israele e i 40 anni di amicizia (non sempre cordiale). Durante il faccia a faccia Biden ha ricordato al primo ministro che un cessate il fuoco è necessario «rapidamente».

Un punto sul quale sembra essere d’accordo anche Trump, che incontrerà Netanyahu oggi stesso e che, ha fatto sapere, lo inviterà «concludere» la guerra a Gaza il prima possibile, poiché l'immagine di Israele nel mondo si sta offuscando. E commentando le proteste a Washington contro la visita del primo ministro dello Stato ebraico durante le quali è stata anche bruciata una bandiera americana, il tycoon ha promesso, senza precisare come, che, se sarà eletto, farà condannare ad un anno di prigione chi dissacra la bandiera. Nel 1989, però, una sentenza della Corte Suprema americana aveva stabilito che l'atto di bruciare la bandiera è costituzionalmente protetto dal primo emendamento che sancisce la libertà di espressione. Un’autobiografia del nipote di Trump, Fred, figlio del defunto fratello, intanto rivela che, da presidente, invitò Fred a «lasciar morire» il figlio disabile per poi trasferirsi in Florida, e che ripetè lo stesso agghiacciante commento nei confronti di altri disabili in un incontro alla Casa Bianca.

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