In Turchia 69 persone, tra cui 3 russi e 15 siriani, sono state arrestate oggi con l'accusa di essere legate al Daesh, all'indomani dell'
attentato nella zona di Sultanahmet a Istanbul. Lo ha fatto sapere l'agenzia di stampa turca Dogan.Una persona è stata arrestata perché sospettata di legame diretto con la strage di ieri. L'ha detto il ministro degli Interni turco.
I 3 russi sono stati arrestati ad Antalya, sulla costa mediterranea, mentre 15 siriani e un turco ad Ankara. Questi ultimi stavano raccogliendo informazioni sugli edifici pubblici nella capitale, sospetta la polizia. I siriani saranno espulsi. Il maggior numero di arresti è stato eseguito a Sanliurfa, vicino al confine con la Siria, dove gli arresti sono stati 21. Altri a Kilis, sempre vicino alla frontiera, nella provincia di Mersin, ad Adana e Dyarbakir.
IL FATTO Attacco jihadista nel cuore di Istanbul
Sale la tensione Ankara-Mosca. Il console generale della Federazione russa ad Antalya ha confermato l'arresto dei 3 russi, che sarebbero accusati di avere fornito supporto logistico ai jihadisti del Daesh. «La loro posizione si sta chiarendo» ha aggiunto. Gli arresti potrebbero inasprire le tensioni tra Mosca e Ankara, arrivate ai ferri corti dopo l'abbattimento in dicembre del bombardiere russo impegnato in Siria e accusato di violazione dello spazio aereo turco.
Chi è il kamikaze. L'attentatore, legato al Daesh, aveva presentato domanda di asilo politico in Turchia presentandosi il 5 gennaio a un centro di accoglienza per migranti della città sul Bosforo, accompagnato da altre quattro persone. Si chiamava Nabil Fadli, nato in Arabia Saudita nel 1988, ed era entrato in territorio turco di recente passando per la Siria. Quest'ultimo particolare spiega forse perchè in un primo momento fosse stato indicato come cittadino siriano.
L'EDITORIALE Una bomba «a grappolo» di Giorgio FerrariTedeschi 9 degli 11 feriti. Sono 11 i feriti dell'attacco ancora: si tratta di 9 tedeschi, un norvegese e un peruviano. Tra i turisti tedeschi feriti, 2 sono in condizioni critiche. Lo ha detto il ministro dell'Interno turco, Efkan Ala, in una conferenza stampa congiunta col suo omologo tedesco Thomas de Maiziere.Le vittime facevano parte di un gruppo di 33 turisti tedeschi, vicino a cui l'attentatore suicida ha fatto detonare l'esplosivo che portava con sé.
È ancora in corso la procedura per l'identificazione di due delle 10 vittime. Lo hanno spiegato all'agenzia tedesca Dpa fonti anonime del governo turco, secondo le quali tuttavia tutte le persone decedute sarebbero tedesche.
Germania nel mirino? Nessuna prova. Non ci sono elementi che indichino che l'attacco di Istanbul sia stato diretto contro cittadini tedeschi. Ad affermarlo è stato oggi il ministro dell'Interno di Berlino, Thomas De Maiziere. "Basandoci sull'esito attuale delle indagini, non vi sono prove che l'attacco fosse diretto in modo specifico contro tedeschi", ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa a Istanbul.
L'allarme dei servizi a dicembre. Secondo quanto scrive il quotidiano
Hurriyet, i servizi di intelligence turchi a metà dicembre avevano avvisato che il Daesh stava preparando attacchi contro gli stranieri nel Paese. L'agenzia aveva avvisato che possibili kamikaze erano entrati in Turchia ed erano arrivati ad Ankara e Istanbul.
"L'organizzazione terrorista Daesh sta pianificando azioni con attentatori suicidi contro non musulmani che vivono in Turchia, cittadini stranieri, regioni turistiche, luoghi fortemente visitati da stranieri, ambasciate, consolati o centri Nato", si legge in una nota redatta dall'Organizzazione d'informazione nazionale Mit, datata 17 dicembre e diffusa dal quotidiano.
Un nuovo avviso, diffuso il 4 gennaio, aveva poi avvisato i Paesi stranieri tra cui Germania, Olanda e Francia del rischio di attacchi, forndendo i nomi di 13 potenziali attentatori suicidi.