sabato 16 gennaio 2010
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«Se mezzo milione di sfollati diventano disperati alla ricerca di cibo e sopravvivenza, esploderà una tragedia nella tragedia. E una guerra civile». Agostino Miozzo è il responsabile per le Relazioni internazionali del Dipartimento della Protezione civile ed a chiedergli di Haiti mostra, subito e tutte, le sue preoccupazioni. Perché il futuro, dietro l’angolo di poche giornate, può essere impressionante.Ad Haiti, dottor Miozzo, c’è stata una catastrofe e c’è una situazione che probabilmente non ha precedenti quanto a dimensioni. Adesso?C’è un Paese colpito a morte e nella sua capitale. Sono stati azzerati i cuori pulsanti e i centri di potere di un Paese povero: è stato “ammazzato”. Il problema di questo enorme dramma sono i numeri e paradossalmente non quelli dei morti, ma dei feriti e degli sfollati, degli affamati e dei disperati che, se non vengono assistiti, diventeranno presto centinaia di migliaia di persone alla ricerca violenta dei modi per sopravvivere.Allora cosa deve fare la comunità internazionale?Rilevare, immediatamente, la gestione morta o moribonda di quel Paese e aiutare le autorità che sono rimaste ad andare avanti e riprendere in mano la situazione.Molto, molto più in piccolo, qualcosa di simile a quanto successe a noi con L’Aquila lo scorso aprile?Sì. Il sindaco era uno sfollato, il presidente della provincia una sfollata, al presidente della Regione era andata bene perché era stato appena eletto e la sua casa era da un’altra parte. Ma anche lì abbiamo avuto cuore e centri di comando di quella piccola città gravemente colpiti. E certo sindaco e presidente della provincia non potevano avere i primi giorni la libertà e la lucidità per governare il territorio, perciò la Protezione civile all’inizio si è in qualche modo sostituita al governo del territorio.Confrontando quella situazione a numeri ed estensione di Haiti, c’è di che sconvolgersi...Ma lì chi andrà a sostituire le autorità colpite a morte? Le Nazioni Unite?Possono essere le Nazioni Unite. Oppure un Paese che s’incarichi di farlo. Qualcuno deve però svolgere questo ruolo di assistenza e accompagnamento al ritorno verso la normalità gestionale: è un imperativo assoluto.Se invece comunità internazionale e singole nazioni si distraessero?Ripeto: se mezzo milione di sfollati diventano mezzo milione di disperati alla ricerca di cibo e sopravvivenza, esploderà una tragedia nella tragedia. E scoppierà una guerra civile. Ripensi per un attimo a cosa accadde a New Orleans.Già. Era il primo giorno del settembre 2005, l’uragano Katrina uccise, spazzò città e lascio senza casa un milione di persone.E subito dopo gli americani per alcuni giorni persero il controllo di quella città: ricorda le bande che saccheggiavano? Le violenze di tutti i tipi? I morti ammazzati? Poi però, visto che il potere americano non era stato ucciso, riprese il controllo della situazione. Intanto addirittura un colosso come gli Stati Uniti, e sebbene fosse stato solo ferito, per qualche giorno perse il controllo del territorio: bene, ad Haiti non solo non c’è un colosso a comandare, ma è stato anche ferito a morte.Risultato, dottor Miozzo?Qualcuno deve rilevare questa responsabilità. Haiti deve diventare e restare la priorità della comunità internazionale: non esiste alternativa.
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