Vivere in pochi metri quadrati, senza acqua corrente né servizi sanitari. E con la paura incessante di finire privi di un tetto o di subire rapine e violenze. Succede anche in Europa, dove almeno 30 milioni di persone (secondo i dati Onu) vivono in insediamenti che si possono definire a tutti gli effetti slum, baraccopoli (vedi box in alto). Gli slum del Vecchio Continente non nascono solo in città periferiche del-l’Est, ma crescono soprattutto intorno a metropoli quali Barcellona, Parigi, Lisbona, Marsiglia, Istanbul, Mosca. E, in Italia, a Roma e Napoli. Le ragioni per cui oggi un miliardo di persone vive in periferie fatte di abitazioni provvisorie e fatiscenti ( in particolare in Asia e in Africa) risultano molteplici. Sono i Paesi in via di sviluppo che hanno visto accentuarsi il fenomeno, a causa della migrazione dalle campagne alle città degli ultimi 50 anni e degli effetti del processo di globalizzazione. A queste ragioni, va aggiunto l’incremento demografico. L’umanità raggiunse per la prima volta il miliardo di individui nel 1804: attualmente, le proiezioni delle Nazioni Unite stimano che nel 2054 si toccheranno i nove miliardi di persone. E una su tre vivrà in una baraccopoli. L’esperto Mike Davis, nel suo libro Il pianeta degli slums, afferma che il 95% di questo inurbamento avverrà nelle nazioni in via di sviluppo. Secondo Anna Tibaijuka, segretario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite Unhabitat, «in quegli Stati lo spostamento verso le città riguarda cinque milioni di persone al mese » . Tanto che il segretario generale dell’Onu, Ban Kimoon, ha affermato: «Dato che oggi oltre la metà della popolazione mondiale vive nelle aree metropolitane, questo sarà ricordato co- me il ' secolo urbano' » . Ed è indubbio che l’Europa sta diventando la meta privilegiata di migrazioni epocali. Nelle nazioni del Vecchio Continente il fenomeno delle baraccopoli assume contorni peculiari. A Barcellona, gli slum sorsero nel 1929 a motivo dell’afflusso di immigrati dopo l’Esposizione mondiale, per poi esplodere nel 1970, con la creazione del secondo anello industriale, che richiamò il lavoro di molti contadini e operai. Ma né la dittatura, né i primi governi democratici affrontano il problema, e la situazione attuale ne porta ancora le conseguenze. Tutt’altro rispetto a quanto è successo a Mosca, dove la popolazione è triplicata negli ultimi settant’anni (oggi gli abitanti della capitale russa sono oltre dieci milioni) ma la disponibilità di abitazioni non ha seguito lo stesso ritmo di crescita. Oggi, gli slum moscoviti sono costituiti dai sovietici ' appartamenti comuni' ( pensati come monofamiliari, ospitano duetre nuclei ciascuno) e da case cadenti che risalgono al secondo dopoguerra. Parigi, invece, mostra le implicazioni sociali del problema abitativo. Oltre ad ospitare circa 200mila senzatetto, con la rivolta delle banlieue del 2005 la Ville Lumière ha dimostrato come non bastino quartieri isolati per risolvere il problema degli slum, pena la creazione di pericolosi ghetti. La lezione francese sembra sia stata appresa dal Portogallo, dove si stanno costruendo conglomerati urbani integrati agli altri quartieri cittadini per sostituire le baraccopoli intorno a Porto e Lisbona ( vedi l’articolo a fianco). In Italia, il problema degli slum è assai più ridotto, ma potrebbe peggiorare. A Roma vivono 15mila persone tra campi regolari ( 22 quelli censiti) e abusivi. Sono soprattutto cittadini romeni, moldavi, bosniaci, polacchi, egiziani che, a ridosso del Tevere, hanno costruito 54 piccole ' favelas' e mini- insediamenti sulla via Cassia e a Focene. Il recente tragico rogo nella pineta di Ostia, in cui sono morti madre e figlioletto romeni, ha portato all’attenzione le condizioni di degrado in cui vivono molti immigrati. A Napoli, la situazione è strutturalmente più grave. Negli ultimi quarant’anni la crescita della disoccupazione, l’instabilità politica, l’assenza di servizi sociali e la penetrazione criminale hanno creato i quartieri "a rischio" della provincia, a Chiaiano, San Pietro, Scampia, Ponticelli. Luoghi ormai noti per lo scandalo dei rifiuti e per i racconti di Gomorra.