Sono 34 le persone morte in Siria nella giornata in cui il regime ha ribadito la sua determinazione a «ripulire il Paese da rinnegati e fuorilegge». Ad avere la peggio sono state le forze del presidente Bashar el Assad, che hanno perso 23 uomini, tra soldati e guardie di sicurezza, negli scontri con i disertori a Rastan e ad Al-Ghuta, nella provincia centrale di Homs. Questo almeno stando a quanto comunicato dagli attivisti. Gli scontri ad Al-Ghuta hanno anche causato la morte di sei civili, oltre a 11 membri della forze di sicurezza. Un'imboscata dei disertori a Douma, città poco a nord di Damasco e roccaforte dei ribelli, sono rimasti uccisi sette soldati governativi. Un minore è stato inoltre ucciso a Deir Ezzor e una altro è stato ferito a morte a Daraa. Non è stato possibile verificare le notizie con fonti indipendenti.Il regime siriano ha intanto espresso rammarico e sorpresa per la decisione della Lega Araba di sospendere la missione degli osservatori. Secondo Damasco la sospensione è un tentativo di influenzare il Consiglio di sicurezza dell'Onu e aumentare la pressione per un intervento straniero. «La Siria è rammaricata e sorpresa per la decisione della Lega Araba di sospendere la missione degli osservatori, che avrà un impatto negativo e costituisce una forma di pressione sul Consiglio di sicurezza per favorire l'intervento straniero e incitare i gruppi armati alla violenza», ha spiegato la tv di Stato. Il regime ha tuttavia assicurato di restare «impegnato per il successo della missione e di proteggere la missione di osservatori».