Negoziati in salita alla
conferenza di pace sulla Siria che si è aperta a Montreux, in Svizzera, dove
fin dai primi interventi è emersa la grande distanza tra le
parti in conflitto e tra i loro sponsor. Ad incendiare il clima è stato il ministro degli esteri di Damasco
Walid al-Muallem: "Sangue siriano sulle mani di alcuni partecipanti". Dura replica del dipartimento di Stato Usa: "Retorica incendiaria".E in serata, in conferenza stampa, il segretario di Stato americano
John Kerry alla domanda se sia ancora valida l'opzione militare ha risposto: "Il presidente Obama non toglie
mai nulla dal tavolo". "Era legata all'uso di armi chimiche - ha spiegato -. Ora la questione è risolta, ma vediamo cosa succede in futuro".
La giornata: il regime attaccaIl segretario generale
dell'Onu,
Ban Ki-moon, ha aperto i lavori a cui
partecipano 39
Paesi sottolineando che questo tavolo è "un'opportunità per
mostrarsi uniti nella ricerca di una soluzione politica" e ha
sollecitato "un negoziato in buona fede".
Ban ha lanciato un appello, ripetuto da molti leader,
"per consentire l'accesso umanitario" a migliaia di persone in
Siria che sono "senza assistenza da mesi" e soffrono la fame.
"Non c'è alternativa a cessare la violenza e a una soluzione
politica. Ecco perchè siamo qui", ha affermato.Alla conferenza è arrivato anche un
messaggio di Papa Francesco che ha chiesto che non si risparmi "alcuno sforzo per
giungere con urgenza alla cessazione della violenza e alla fine
del conflitto che ha già causato troppe sofferenze". Il
Pontefice ha auspicato un "cammino di riconciliazione".Un
cammino che appare quanto mai difficile a giudicare dai toni
usati in sala: il segretario di Stato americano,
John Kerry, ha
avvertito che Bashar al-Assad non potrà far parte della
transizione politica in Siria, lamentando che tiene "un intero
Paese e un'intera regione in ostaggio".
Pronta la replica del ministro degli Esteri siriano
Walid al-Muallem: "Nessuno al di fuori dalla Siria ha il diritto di
rimuovere dal potere il presidente Assad, solo i siriani hanno
il diritto di decretarne la rimozione". Poi ha accusato
l'opposizione di terrorismo e le monarchie sunnite del Golfo
(mai nominate) di "esportare il terrorismo e di usare i
petroldollari per comprare armi".
Ahmad Jarba, leader della Coalizione nazionale
dell'opposizione siriana, ha chiesto al regime di cedere il
potere a un'autorità transitoria: "Ora per noi il tempo
Da Ginevra non ci si aspettano che risultati parziali.
Due gli obiettivi, da venerdì i tavoli dei negoziatiGli
obiettivi principali sono due: un'intesa su
tregue locali, per
l'apertura di corridoi umanitari, come richiesto da Ban e da
molti ministri tra cui
Emma Bonino per "proteggere uomini,
donne e bambini", e un
accordo di principio su un cessate il
fuoco duraturo, che accompagni un processo di transizione
politica. "Credo ci sia possibilità affinché i negoziati possano cominciare venerdì - ha detto il ministro Bonino. Se non troviamo un compromesso dobbiamo vergognarci tutti". Da Teheran il presidente iraniano
Hassan Rohani, al cui
Paese è stato ritirato l'invito presentato dall'Onu, ha
giudicato "improbabile che i colloqui tra il governo siriano e
i suoi oppositori abbiano successo".
La guerra infinitaIntanto
in Siria si combatte senza tregua, con
bombardamenti del regime su Saydnaya, a nord di Damasco, e 10
soldati uccisi nella vicina Zabadani. Ad Aleppo, nel nord, è
tornato ad atterrare un aereo dopo più di un anno, ora che i
lealisti controllano la zona dell'aeroporto.