Sale il bilancio della giornata di sangue nel sud della Siria dove il Daesh ha lanciato un'offensiva di morte. Almeno 246 persone, tra cui 137 civili, hanno infatti perso la vita in una serie attacchi coordinati firmati dal sedicente Stato islamico a Sweida, nel sud della Siria. Molti abitanti della zona sono stati rapiti dai
jihadisti e ora sono tenuti in ostaggio, ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Una strage, la più sanguinosa nella regione e una delle più pesanti in più di 7 anni di conflitto, che arriva dopo una massiccia offensiva del regime, sostenuto dai russi, per scacciare i ribelli da una roccaforte della provincia meridionale di Deraa.
Nella mattinata di oggi almeno quattro jihadisti si sono fatti saltare in aria nel centro della città mentre altri combattenti hanno attaccato sette villaggi dell'omonima provincia, conquistandone almeno tre. Secondo i dati, tutti forniti dalla rete di attivisti vicini all'opposizione moderata, l'esercito del califfato, ritenuto ormai sconfitto, ha perso almeno 32 uomini nei combattimenti ancora in corso. Le altre vittime dell'attacco sono combattenti pro-regime, quasi tutti residenti in loco, che hanno impugnato le armi per rispondere al sanguino assalto. Sweida era rimasta tutto sommato esclusa dalla catastrofica guerra che ha cancellato intere zone della Siria, perchè mai strappata al controllo del governo di Bashar al-Assad.
"I tre villaggi conquistati sono ancora nelle mani del Daesh", ha dichiarato il direttore dell'Osservatorio
siriano, Abdel Rahman. Nel frattempo l'Onu "condanna gli attacchi ai civili", ha fatto sapere il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Siria, Ali Zaatari. "Questo nuovo atto criminale dell'Isis conferma la necessità di coordinare gli sforzi della comunità internazionale per sradicare questo male universale sul suolo siriano", ha affermato il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov. Ribelli jihadisti controllano ancora territori nel sud della Siria, compresa una zona isolata ma estesa nella vicina provincia di Deraa. Una sacca di resistenza che fa capo a Jaish Khaled bin al-Walid, una fazione jihadista i cui 1.000 combattenti hanno giurato fedeltà all'Isis. Anche oggi caccia russi hanno bombardato i territori di Deraa ancora controllati dai ribelli e secondo l'Osservatorio almeno 41 civili sono morti nei raid dal 19 luglio. Scontri hanno inoltre causato la morte di 49 combattenti del regime e 67 jihadisti.