L'ex premier israeliano Ariel Sharon "versa in condizioni critiche, è in pericolo di vita": lo ha affermato in una conferenza stampa il direttore del centro medico Tel ha-Shomer (Tel Aviv), professor Zeev Rothstein.Da quasi otto anni in coma, l’ex premier israeliano Ariel Sharon (85 anni) sembra essere ora in punto di morte. Le sue condizioni si sono improvvisamente aggravate. La notizia è stata confermata dal Centro medico Tel ha-Shomer di Tel Aviv, dove è attualmente ricoverato. I medici hanno fatto sapere che Sharon soffre in particolare di gravi disfunzioni renali, seguite a un intervento chirurgico. Secondo Canale 10 , gli restano uno o due giorni di vita. Sharon era stato colpito il 18 dicembre 2005 da un lieve ictus da cui si era rapidamente ripreso. Ma il 4 gennaio 2006 era stato colpito da un secondo ictus, molto più devastante, mentre si trovava nel proprio ranch nel Neghev: all’ospedale Hadassah di Gerusalemme arrivò in uno stato di coma dal quale non si è più ri- preso. In questi anni Sharon è stato assistito dai due figli, Ghilad e Omri, che hanno deciso di tenerlo in vita con una continua assistenza medica. Ma non ha dato segni di risveglio. L’ex generale è da ormai quasi otto anni immobilizzato in una stanza di ospedale. Davanti allo schermo di un televisore sintonizzato sul National Geographic. I figli avevano pensato anni fa di farlo trasferire nel ranch familiare del Neghev, ma il progetto si era rivelato irrealizzabile. Due mesi fa Sharon è stato sottoposto a un intervento chirurgico che a quanto pare non è riuscito. Da allora le disfunzioni si sono moltiplicate, e i medici sembrano ormai impotenti e rassegnati. Da un mese era stato trasferito in rianimazione. Ora la situazione sta precipitando. Sharon è stato in prima linea in tutti i conflitti dello Stato ebraico. Negli anni Settanta è stato tra i fondatori del partito Likud, iniziando un’ascesa politica che si bloccò nel 1982 quando, da ministro della Difesa, decise l’invasione del Libano e fu considerato «indirettamente» responsabile delle stragi di Sabra e Shatila compiute dai falangisti delle milizie cristiane. Ricostruita la sua forza politica, si venne a trovare di nuovo nell’occhio nel ciclone nel settembre 2000 quando, dopo una «passeggiata» nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, cominciò l’Intifada palestinese, a cui reagì con durezza, ordinando l’isolamento del presidente palestinese Yasser Arafat. Nel 2005 portò avanti e vinse la sua più importante battaglia politica: il ritiro dalla Striscia di Gaza, con lo sgombero forzato di migliaia di coloni ebrei. Lo sgretolamento conseguente del Likud lo portò a fondare un nuovo partito, il centrista Kadima, con il quale avrebbe dovuto partecipare alle elezioni del 2006. L’ictus del 4 gennaio lo ha fermato.